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XXV aprile, Festa della liberazione?

by / venerdì, 20 maggio 2022 / Published in Giustizia e società

Come tutti gli anni, da quando sono stato chiamato dai  cittadini di Ozegna a rappresentarli in qualità di loro Sindaco, in questa storica data, ho sempre voluto rendere onore ai tanti italiani e non che sul nostro territorio patrio, con coraggio e sprezzo del pericolo, si sono battuti contro le forze nazifasciste in ossequio ad un grande ideale di Libertà. Oggi, però, non posso esimermi dal dire ciò che ho visto mutare in maniera sempre più evidente negli anni. Io ho giurato sulla Costituzione, la prima legge d’Italia, della quale tutte le altre, necessarie all’organizzazione statuale ed alla regolamentazione del lavoro, della scuola, della giustizia e della sanità, devono nutrirsi. Nessuna legge può nascere e disciplinare la vita degli italiani in contrasto con i dettami della Carta Costituzionale! Oggi, proprio per questo, il 25 aprile rischia di divenire uno fra i simboli più evidenti della profonda ambiguità insita nella sedicente democrazia italiana. Vedremo domani i giornali, ma credo che dalle massime Istituzioni e dai tanti piazzisti che siedono nelle Aule Parlamentari, verremo innondati di tanta, insignificante retorica. La festa della Liberazione, io ho sempre preferito chiamarla festa della Libertà, mi pare troppo oscurata dalla manipolazione ideologica, oggi più che mai in assenza di ideologie, quando l’ideologia imperante è rappresentata dal qualunquismo e dalla degenerazione statalistica.

Io ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere: carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori. Quindi, questo 25 aprile, con le massime Istituzioni che sembrano unicamente orientate a togliere alla gente, con le buone o con le cattive, la preoccupazione di pensare, di valutare e di scegliere, lo voglio cogliere per dire ai miei concittadini ed a quanti vogliano ascoltarmi, che la parola Resistenza, uccisa dalla asfissiante e per niente innocente retorica di cui è stata per decenni caricata, andrebbe scritta, ma soprattutto pensata in maiuscolo. Diversamente è destinata a divenire la festa dell’eterno opportunismo e voltagabbanismo italiano.

Non a caso è una celebrazione che dice assai poco, o quasi nulla, alle giovani generazioni e fa litigare, per terze finalità, solo chi della 2^ Guerra mondiale, della Guerra di liberazione e della Resistenza non sa praticamente nulla. I pochissimi che quelle guerre e quella resistenza hanno condotto, o comunque vissuto perché infanti o appena ragazzi, ormai sono così avanti con gli anni che non hanno più né la voglia né la forza di affermare torti e ragioni, ormai fortunatamente sbiaditi da un mondo che corre veloce e che non ha alcuna voglia o interesse a rinvangare questioni che ai più appaiono alla stregua di favole o leggende. 

Ora bisogna essere chiari, la Resistenza è stato lo strumento politico con il quale noi italiani abbiamo vissuto l’illusione di aver vinto una guerra che, invece, avevamo perso. In questo modo non abbiamo mai fatto i conti con noi stessi, con gravi conseguenze pratiche oltre che culturali. La Resistenza è stata il riscatto morale solo per quelle poche decine di migliaia di uomini e donne che vi hanno preso parte; ma ebbe un’importanza assolutamente minima all’interno di quell’evento tragico e grandioso che fu la Seconda guerra mondiale. Ovviamente, l’Italia l’hanno liberata gli alleati del giorno dopo, non certo i partigiani; e ricevere la libertà dagli altri non è come conquistarsela. Non è la stessa cosa, anche perché la libertà quando la si riceve dagli altri presenta sempre un pedaggio da pagare, infatti, noi abbiamo pagato e continuiamo a pagare una sorta di “tassa” agli americani: economicamente, politicamente, militarmente e alla fine anche culturalmente. Anzi, direi che, mentre il pedaggio politico-militare c’è stato da sempre, quello culturale è venuto aumentando gradualmente fino ad oggi dove tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, ma sempre entro i limiti consentiti. Comunque, ho detto che la Resistenza, nonostante non sia stata decisiva nella lotta al nazifascismo, va scritta in maiuscolo e l’ho detto perché, oggi più che mai, mentre la nostra Costituzione e continuamente vilipesa da chi dovrebbe rappresentarla, c’é bisogno di Resistenza! Oggi, obiettivamente, festeggiare la liberazione dai fascisti, mentre questi son già tornati, è un bel po’ ipocrita. Oggi abbiamo oltre un milione di italiani con più di 50 anni che sono stati messi nella condizione di non poter più lavorare e mantenere le proprie famiglie; abbiamo oltre 5000 medici sospesi o radiati dall’albo e più di 15000 infermieri lasciati a casa senza stipendio perché, esattamente come accadeva in epoca fascista, non hanno il diritto di lavorare senza essere in possesso di lasciapassare governativo, meglio noto come “green pass”, forse in memoria della verde tessera voluta da Mussolini esattamente per gli stessi motivi. 

Crolla il mondo, la gente viene da oltre un anno di reclusione in casa come mai era successo, neanche allora, in tempo di guerra, quindi, oggi,  è più che giusto commemorare e rendere onore a chi si è sacrificato per abbattere un regime dispotico che trascinò il Paese in una guerra assurda e devastante, perché all’orizzonte, con la fornitura d’armi all’Ucraina voluta dal Governo Draghi, ci siamo andati a trovare nella Russia un nuovo nemico, che prima nemico non era e non vorrei che oggi, come nel ventennio governato da Mussolini, si debba, per menefreghismo e qualunquismo, finire coinvolti in un conflitto alleati con una parte per poi andarlo a finire, da sconfitti, alleati con l’altra. 

Forse vi ho annoiato, forse vi aspettavate più retorica e meno riflessione, forse avreste preferito qualcosa di più leggero, ma questo giorno, così importante per la nostra Repubblica, merita rispetto, amore e sincerità, quindi, mentre è importantissimo ricordare il 25 aprile 1945 perché mai abbia a ripetersi l’abominio nazifascista, vorrei chiudere ricordando i bambini e le maestre della scuola di Gorla, morti nella Milano capitale dell’antifascismo, sotto i bombardamenti dei nostri alleati anglo americani, e vorrei farlo perché è bene che tutti abbiano ben chiaro che non esistono le guerre dove muoiono solo i cattivi, anzi, da sempre sono esistite solo guerre che hanno presentato il conto più salato alla popolazione civile e in ultimo, mentre a tutti auguro una serena giornata in famiglia, vi voglio lasciare con una riflessione: “Ma gli americani, viste le 100 e più basi NATO e le oltre 90 bombe atomiche presenti sul territorio italiano, alla fine, dobbiamo considerarli liberatori o conquistatori?!”

Il Sindaco di Ozegna

Responsabile Federale Enti Locali di Italia Terra Celtica

Sergio Bartoli

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