ANCORA MATTARELLA? ENNESIMA OCCASIONE PERSA PER LA POLITICA PARTITOCRATICA E PER IL PAESE
E io che credevo che alla vergogna ci fosse un limite, invece, ecco che in un sol giorno mi sono dovuto ricredere, chiamato con urgenza a tornare con i piedi sulla terra, o meglio, sulla terra italica. 29 gennaio 2022, credo debba diventare una data da tenere bene a mente! Giornata nefasta, giornata aperta dall’elezione di Giuliano Amato alla presidenza della Corte Costituzionale e poi, chiusa dalla rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica. Insomma, peggio di così come poteva andare?!
Certo, si è scampata la follia estrema, quella da manicomio, quella che a un certo punto vedeva indicati, Mario Draghi al Colle e Giancarlo Giorgetti successore dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, soluzione da camicia di forza, soluzione che credo non sia andata in porto solo per intervento Divino o forse, perché Salvini vede Giorgetti come il fumo negli occhi e piuttosto che l’uomo di Varese, unico a dare del “Tu” a Draghi, considerato il vero delfino dell’uomo di Goldman Sachs, il Segretario della Lega avrebbe accettato anche il sempre pronto Pier Ferdinando Casini per non dire che sarebbe stato disposto a far di Roma ciò che già fece Nerone. Il 29 gennaio 2022 ci ha riconsegnato un’Italia vecchia; un’Italia dove il nuovo è vietato; un’Italia che ha messo a capo della Corte Costituzionale l’uomo del prelievo forzoso dai conti correnti del sei per mille, Giuliano Amato, vecchio socialista, già mostratosi capace, in un neanche troppo lontano passato, in un sol colpo, di tradire il suo Segretario, Bettino Craxi e l’intero Paese; un’Italia con Parlamento, Senato e “grandi elettori”, ostaggi di equilibri partitocratici, che mai potranno dar vita al cambiamento di cui necessita il Paese.
Quello che è balzato all’occhio, già nelle giornate delle schede bianche, della rinuncia di Berlusconi e della lista di nomi improponibili presentata da Salvini è che siamo nelle mani di un regime di profittatori irresponsabili, di gente che ormai non fa neanche più mistero di star giocando con la vita degli italiani; di personaggi squallidi, arruolati un po’ in tutti i partiti, che pur di non tornare subito a elezioni, sarebbero stati capaci di qualsiasi cosa. Come altro giustificare il Mattarella bis? Il “nuovo” Presidente della Repubblica che è nuovo come un copertone rigenerato, frutto di estenuanti “lavori” diplomatici fra capi partito e capi bastone; il “nuovo” Presidente della Repubblica, che una volta riavuta la fiducia, nientemeno che all’ultima chiamata al voto, ha consentito a tutti i partiti di dichiararsi vincitori nella battaglia per il Colle, finanche a Fratelli d’Italia, che per bocca della Giorgia Meloni si sono subito autoproclamati unica opposizione al governo multicolor guidato da Mario Draghi.
Quello che so e che penso, è che l’Italia, mal rappresentata, mal guidata e mal governata, ha perso una grossa occasione per svoltare, per darsi un Presidente della Repubblica Libero dalle logiche spartitorie, non schiavo delle segreterie di partito e di interessi economici che nulla hanno a che vedere con gli interessi ed i bisogni del “popolo” italiano. Era l’occasione giusta, i “leader” di partito avrebbero dovuto capirlo, avrebbero dovuto perdere qualche minuto per guardarsi allo specchio, per capire che l’immagine riflessa era quella di uomini tronfi, incapaci, arroganti e ignoranti, quindi, avrebbero dovuto e potuto approfittare del regalo offertogli dal fato. Era l’occasione giusta per ricominciare da capo, per chiedere scusa ai loro elettori ai quali sin qui è stato promesso di tutto per poi mantenere niente.
Il momento difficile, reso incomprensibilmente ancor più difficile da scelte politiche folli, doveva essere visto dai partiti come l’occasione giusta per svoltare, per abbandonare le battaglie di posizione, per uscire dalle trincee, per dare al Paese un Presidente capace, istruito, intelligente, saggio, innovatore, super partes, con una cultura fuori dal comune, invidiatoci da tutto il mondo per ciò che sa e per ciò che esprime, grande estimatore delle eccellenze artistiche, culturali e paesaggistiche italiane quale inequivocabilmente è Vittorio Sgarbi.
Quello che penso e che dico non piace? Non importa, io credo che un uomo di così alto livello culturale abbia raccolto meno della metà di ciò che avrebbe meritato; credo che rappresenti a pieno titolo, in questa Italia dove si va avanti in ogni campo solo per conoscenze, raccomandazioni e servilismo, l’eccezione che conferma la regola. Io credo che personaggi del calibro di Leonardo da Vinci, Dante Alighieri, Michelangelo Buonarroti, Giorgio Vasari, Giovanni Boccaccio, Sandro Botticelli, Francesco Petrarca e Gian Lorenzo Bernini, tanto per citare alcuni “grandi italiani” di quando l’Italia non c’era, oggi, nell’epoca delle carriere costruite grazie alla politica o peggio, grazie a oscure convenienze finanziarie ed economiche, avrebbero fatto molta fatica ad essere riconosciuti per il loro valore, molto probabilmente non ci sarebbero neanche mai riusciti. Allo stesso modo, credo che se Vittorio Sgarbi fosse vissuto in epoche in cui l’Italia non esisteva, ad esempio fra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo, oggi, i suoi scritti, le sue idee, la sua arte di descrivere la vita come quella di descrivere un’opera d’arte sarebbero oggetto di studio scolastico, non solo, con ogni probabilità sarebbe univocamente riconosciuto al pari e forse più di Francoise Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire, come uno dei massimi filosofi mai apparsi sul pianeta Terra.
La politica partitocratica ha perso l’occasione per ricominciare tutto da un grande uomo; ha perso l’occasione per lavarsi la coscienza, per rimettersi in careggiata; ha perso l’ennesima occasione per cercare di tornare credibile ed ha perso l’occasione, che crediamo non gli si possa più ripresentare, per rivolgersi al 60% degli italiani, che hanno mostrato in occasione delle ultime elezioni regionali e amministrative di fregarsene della partitocrazia romanocentrica, ed a questi chiedere scusa portando al Colle, finalmente, un Uomo che avrebbe fatto rispettare la Carta Costituzionale, come in un passato, più o meno recente, nessun altro in quel ruolo si è ricordato di fare.
Il Segretario Federale
Paolo Bini