Volevo tante cose, ma in fondo volevo “solo” la Libertà!
Mi piacerebbe dire che ho passato quasi la metà della mia vita, così almeno sarei sicura di arrivare quasi a cent’anni, a combattere contro tutto e tutti quelli che mi volevano imporre qualcosa; con me stessa perché volevo essere quella che non ero, avere quello che non avevo, andare dove non potevo. Volevo cambiare il mondo, i genitori, i professori, i programmi scolastici, gli uomini, le amicizie, la mia vita intera. Come tanti giovani della mia epoca, sognavo di ribaltare tutto, avevo in mente una moltitudine di cose, magari un po’ confuse, ma avevo in testa tante iniziative e tanti programmi. Sotto le bombe della Nato non è stato facile, mi sono ingegnata, ho fatto la commerciante in giovanissima età perché la famiglia andava aiutata in ogni modo; ho raccolto medicine scadute e vestiti inservibili per gli sfollati e per i tanti bisognosi di tutto, creati da bombardamenti assassini e spietati, che anni dopo, invece, ho appreso essere indicati come “intelligenti”; ho confezionato abiti con mezzi di fortuna, ho cercato la normalità dove non c’era più niente di normale e ho organizzato “sfilate di moda” per noi ragazze, per i nostri genitori e per chi non si voleva piegare alle violenze e alle atrocità della guerra, l’ho fatto tra i fumi e le macerie create da chi diceva voler liberare la Romania dalla dittatura. Volevo studiare medicina, ma non esistevano neppure più le scuole e certamente noi non ne avevamo neanche i mezzi. Avevo modelli inarrivabili, mi piaceva scrivere, avrei voluto essere come Karen Blixen o Virginia Woolf mentre al cinema ero affascinata da una grande donna come Brigitte Bardot. Crescevo, diventavo donna, c’era tutto da rifare, le bombe avevano cancellato la “dittatura” e ci avevano lasciato la disperazione, la povertà, le scuole e gli ospedali distrutti, la disoccupazione e tutto o quasi da ricostruire. Crescevo, diventavo donna, cambiavano le prospettive, forse non c’erano nemmeno più prospettive, le mie lotte erano continue, immani, contro la grigia coltre di corruzione che le “bombe intelligenti” avevano portato in sostituzione della “dittatura” e contro i fantasmi di un passato impossibile da cancellare. Ricordo le chimere, le immagini distorte di me contro tutti quelli che si affannavano a dirmi “Tu non capisci…” e forse ero io la prima a non capirmi, ma mi piaceva, volevo credermi incomprensibile, amavo nel mio immaginario quella ragazza che stava diventando donna e che appariva agli occhi di chi preferiva accettare tutto, inquieta, contorta, misteriosa, insondabile, ma affascinante.
Alla fine tutto rischiava di essere passato, i sogni, le lotte, la voglia di vivere e di essere Libera, un po’ alla volta il “vivendo s’impara” stava prendendo il sopravvento, sorridevo, dovevo farlo, ma ero infelicissima. La vita, senza che nessuno lo chieda, talvolta s’incarica, a “calci in faccia”, di farti capire chi sei, fino dove puoi arrivare e cosa al massimo tu ti possa aspettare. Tu sai di cosa hai veramente bisogno, ma intorno a te non c’é! Era arrivato il momento di cambiare, di cercare altrove le ragioni di vivere, di lottare per non abdicare ai sogni con i quali ero ero cresciuta e che mi avevano permesso di tollerare infami ristrettezze e di uscire ancora viva dagli orrori di una brutta “guerra intelligente”.
Così, mentre i sogni di ragazzina mi facevano compagnia, mentre volevo ancora credere che se fossi nata bionda come Brigitte Bardot sarei stata felice, mi ritrovai a lottare in un altro Paese, che sarebbe diventato il mio Paese: l’Italia. Dire che è stata dura, significa ricorrere al più spregiudicato degli eufemismi, è stato tutto difficilissimo, l’accoglienza non è certamente stata delle migliori, per tutti ero e forse ancora oggi sono, solamente una rumena, sempre extracomunitaria, anche dopo, quando la Romania entrò a far parte dell’Unione Europea. Ma fa lo stesso, io ho visto le macerie, sono diventata grande sotto le “bombe intelligenti” della Nato, ho vissuto con gli occhi di bambina grandi sogni ed ho deciso con gli occhi di donna di realizzarne quanti più possibili. Intanto scoprivo, anche grazie alla chimera di Brigitte Bardot, che il mio ideale di bellezza erano la mia mamma e la mia nonna, fissate nella mia mente in momenti di femminilità e serenità assoluta che in prima persona stavo vivendo: pettinarsi, farsi belle e soprattutto allattare un figlio.
Le difficoltà, gli imprevisti, il tempo che passa, mi hanno insegnato a sfidare il mondo attraverso me stessa. Mi sono accettata, non sono diventata come Brigitte Bardot, non ho mai imparato a scrivere come Karen Blixen o Virginia Woolf, ma nuovi incontri, nuove inaspettate amicizie, mi hanno aperto gli occhi su nuovi orizzonti e mi hanno regalato nuove opportunità, che mi hanno permesso di mettere alla prova il mio carattere. Ho osato ed ora sono contenta di averlo fatto. Sono stata guerriera, coraggiosa, spavalda, sicura e pericolosa. Ho suscitato in tanti uomini, curiosità, interesse e alcuni mi hanno detto, anche paura. Il tempo mi ha fortificato, il mondo che avrei voluto cambiare quando in giovane età trovavo nei sogni la forza di andare avanti, non l’ho cambiato, ma credo anche di non aver subito passivamente nessun cambiamento, sono più che mai Irina e anche l’esame interiore di me stessa con gli anni si fatto più facile.
Ancora oggi posso dire di essere una che non si accontenta, soprattutto non mi accontento delle mezze misure, amo curare la mia persona, ma non ho mai fatto niente e non farò mai niente per trasformarla. Un po’ di trucco sugli occhi e sulla bocca, quasi sempre, i capelli, come me non più giovani, tenuti in ordine, l’attenzione alla cura del corpo, la giusta ricercatezza negli abiti, la passione in tutto ciò che decido di fare, ma con un imperativo inderogabile: non raccontarmi mai delle bugie, né raccontarle agli altri.
Non voglio sembrare più giovane e neppure migliore, preferisco essere me stessa, certamente al meglio e chi mi vuole bene, mi vuole bene per come sono e per chi sono: tale fuori, tale dentro, senza finzioni per gli altri e senza finzioni per me. Senza mentirmi, senza nessuna illusione che possa portarmi a credere di essere chi non sono e non sarò mai. Non ho nessuno da accusare di non avermi capita, di non avermi valorizzata o premiata, i sogni della piccola Irina sono diventate le certezze della Donna Irina. Non sono diventata una scrittrice, ma sono riuscita con profitto a studiare medicina e anche il mio bimbo, oggi un magnifico uomo, si è laureato a pieni voti. Il mio cuore è ancora lo stesso, lotto ogni giorno per la Libertà, perché non venga mai messa in secondo piano, perché non diventi mai una cosa da farsi iniettare due o tre volte all’anno, perché non venga mai sacrificata sull’altare pagano del Dio denaro e perché non venga mai concessa in cambio di uno sporco “vaccino anti covid” che vaccino non è. Ogni tanto trovo anche il tempo di scrivere e raccontare perché mi piace farlo e solo il tempo tiranno mi impedisce di scrivere con maggiore frequenza. Mi premia la stima e la profonda amicizia del nostro Segretario Federale Paolo Bini e poi, mi premio anche da sola, provando un grande piacere nello studiare ciò che mi accade intorno, la materia da trattare, da rendere intensa e al tempo stesso fluida e leggibile. Infine, è ovvio, mi premiano le persone che leggono i miei articoli, che mi contattano per esprimermi il loro affetto, per incoraggiarmi a non mollare e che ogni volta aspettano la volta successiva per leggermi ancora. Volevo tante cose, ma in fondo volevo solo la Libertà e vedere che questa può scivolare via per noncuranza, faciloneria o menefreghismo è la sola cosa che mi rattrista, poi, passare notti insonni a progettare e pianificare le mosse di Italia Terra Celtica, a scrivere o presenziare a incontri con la popolazione, a parlare con la gente, a cercare di regalare un sorriso ai più sfortunati, mi restituisce la gioia di aver capito che la Libertà è una cosa che si deve conquistare tutti i giorni, senza mai mollare la presa, condividendo con i compagni di lotta momenti belli e meno belli, momenti difficili e momenti eccitanti. Tutto questo per me conta e conta molto, tanto che in tutto ciò che faccio cerco di trasmettere la gioia del fare. Certo, ci metto cuore, anzi, ci metto tutta me stessa e certe volte, non guardando orologio e telefonino, mi dimentico anche di me, del lavoro e della famiglia, un po’ come quando si è felici, non ci pensi, non sai neanche bene il perché, sei felice e basta e questo stato di grazia, nonostante tutto, lo regalo ogni giorno a chi spesso rubo il tempo per tenerlo vivo, al lavoro, alla famiglia e tutti quelli che mi vogliono bene. Vivo la felicità del fare, resto più che mai un’indomita guerriera sarmata e mi piace credere che ciò che provo, che sento e che sono, possa essere trasmissibile, immune da qualsiasi invidia, a tutti perché non vi è nulla di più bello e appagante che essere sé stessi. Essere sé stessi, come io ho imparato ad essere quando preparo uno spuntino frugale, quando discuto il da farsi davanti ad una pizza, quando prendo il microfono davanti a centinaia di persone, quando parlo alla radio, quando faccio l’amore, quando preparo la marmellata, quando vado a portare conforto ai senza tetto o quando vado a trovare una persona cara in ospedale.
Comunque la vita è curiosa, se vogliamo è anche magia, ero una bimba fra i fumi e le macerie dei bombardamenti, affascinata dai biondi capelli di Brigitte Bardot e oggi penso ogni giorno con gratitudine ai bianchi capelli che incorniciavano il viso di mia mamma e della mia nonna.
Volevo tante cose, avevo tanti sogni, ma in fondo volevo solo la Libertà. La Libertà di essere, molto di più di quella di avere. La Libertà di essere Irina e la sono. Ora, da sempre abituata a combattere in nome di un sogno, lotterò senza mai arrendermi perché questa Libertà non me la possa portare via nessuno!
Il Responsabile Organizzativo Federale
Irina Tancau