Serve ancora molto per capire che di partitocrazia romanocentrica si può solo morire?!
Che dite, nemmeno adesso, dopo un anno in cui si è assistito inermi, vigliaccamente inermi, al più grave attentato della storia repubblicana, portato dai partiti romanocentrici alla stabilità economica e sociale dello Stato italiano, delle imprese e delle famiglie, ci si riesce a rendere conto di quanto sia indispensabile l’avvento nelle istituzioni di Italia Terra Celtica?! C’è ancora qualcuno disposto a credere all’utilità del voto dato a qualsivoglia partito aderente alla setta partitocratica?! Esiste forse altro esempio nel mondo, al di fuori di quello degli Stati Uniti d’America, dove il consenso popolare viene esclusivamente usato dai politici in sostituzione della carta igienica?!
Credo di no! Credo sia arrivato il momento, non più derogabile, in cui il popolo deve trovare la forza necessaria per liberarsi da chi per troppi anni l’ha sgovernato; per liberarsi da chi ha portato la Nazione alla bancarotta, da chi, procedendo di questo passo, riuscirà tra breve a consegnare definitivamente il futuro dei nostri figli nelle mani insanguinate di burocrati e banchieri europei. Credo non ci sia più nessuno spazio di mediazione e credo che solo più un asino, non me ne voglia l’animale da soma, possa ancora sopportare l’odioso modus operandi, che da sempre vede la partitocrazia romanocentrica torchiare i contribuenti per risanare i conti in rosso dello Stato. Sempre più in rosso nonostante le tasse, dall’inizio degli anni 90 ad oggi, siano praticamente triplicate e nonostante molti servizi essenziali siano stati ridotti al lumicino. Un esempio di ciò, che subito dovrebbe balzare all’occhio, anche dell’osservatore più disattento o menefreghista, sono le strutture ospedaliere, chiuse a centinaia negli ultimi 10 anni e sotto organico quelle rimaste aperte. C’è bisogno di riforme, ma di di riforme vere, non è più possibile accettare la progressiva alienazione di diritti a danno dei lavoratori. Non è più tollerabile veder spacciare per riforme provvedimenti come l’allungamento dell’età pensionabile voluta dal governo Monti; come il “reddito di cittadinanza” imposto dal Movimento 5 Stelle; come la “buona scuola di renziana memoria; come i continui tocchi e ritocchi fatti alla giustizia con l’unico risultato di renderla un colabrodo per i delinquenti veri e una “ghigliottina” per i poveracci, spesso innocenti, che si fanno anni e anni di galera, nossignori, così non è più possibile andare avanti, questa classe politica, discendente di quella diventata più forte e arrogante dopo essere uscita indenne dall’inchiesta “Mani Pulite”, va assolutamente allontanata. La Nazione va gestita nel rispetto e secondo le esigenze delle specificità territoriali, tradotto, senza riforma federalista l’Italia non esisterà più, verrà spazzata via, vittima di scelte politiche sbagliate, ma soprattutto, vittima di scelte elettorali ancora più sbagliate. In questi giorni, pur nulla cambiando rispetto a quando il Paese era stato messo in totale lockdown, a seguito di qualche manifestazione di piazza, i numeri dei contagi e dei morti da “covid19” sono come per incanto calati, quindi, in ossequio alla ben nota teoria della “rana bollita”, pur sempre rispettando l’obbligo di molte restrizioni, è stato concesso a 16 Regioni di riaprire tante attività. In questi giorni, mentre il Paese sarà a breve chiamato ad affrontare i lockdown autunnali e invernali e costretto vivere nella povertà e nella disperazione, si sente addirittura parlare di riforme istituzionali. In questi giorni, mentre il Senato della Repubblica reintroduceva il vitalizio mensile di 7.000 euro in favore di Roberto Formigoni, ex Presidente della Regione Lombardia, già Senatore, condannato in via definitiva a cinque anni e dieci mesi per corruzione nel processo per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele, i leader di partito sono tornati a parlare di rinnovamento e di moralizzazione della vita pubblica. Tutti a voler dare lezioni comportamentali al popolo, tutti a dettare stravaganti tempistiche per i “lavori parlamentari” che dovranno consentire al Paese di uscire dalla crisi. Tutti ad invocare il vaccino anti covid nonostante l’evidente e omessa pericolosità dello stesso e soprattutto, tutti a cercare di salvare il salvabile per far sì che i responsabili di questo sfascio morale, politico e istituzionale, possano sopravvivere a sé stessi. Ora, non tanto la politica romanocentrica, ma il popolo italiano dovrà gettare la maschera. Dovrà dimostrare se effettivamente altro non merita di diverso rispetto a quanto negli anni e negli ultimi tempi gli hanno combinato i partiti scelti in cabina elettorale o se, invece, ha finalmente capito che di partitocrazia si può solo morire. Cieco e sordo, l’elettorato italiano ha sempre ignorato l’evidenza dei rapporti tra mafia, partiti e massoneria; si è adeguato passivamente alla “strategia della tensione”, alle “stragi di Stato”, ai “delitti eccellenti” ed anche a quelli meno eccellenti; al traffico internazionale di droga e di armi; allo sbarco sulle nostre coste di centinaia di migliaia di clandestini; ad una giustizia ostaggio di leggi che premiano i delinquenti e si accaniscono contro chi si difende, nelle più assoluta mancanza di sicurezza, da ladri, rapinatori, truffatori e assassini; ad una sanità pubblica taglieggiata e vilipesa in nome di risparmi necessari al mantenimento di milioni di nullafacenti nostrani e provenienti da ogni dove a sbarcare il lunario in Italia. Tutto, a farci ben caso, a smetterla di dar retta all’informazione di regime, che sull’artata messa in circolazione di evidenti fake news sta cercando disperatamente di legittimarsi, porta a pensare che quello che da ormai 70 anni abbondanti ci governa non sia stato solo un regime di ladri ma, probabilmente, anche un regime di cinici assassini. Un regime che non può neanche essere messo fuorilegge, perché le leggi le fanno loro e perché tutti i vertici, giudiziari, amministrativi e militari dello Stato sono stati lottizzati proprio dalla partitocrazia romanocentrica, quindi, nessuna riforma, di nessun tipo, tantomeno istituzionale, può essere lasciata nelle mani del regime partitocratico. Se ai partiti responsabili del disastro Italia, che spesso sono ricorsi al cambio di nome, ossequiosi di una pratica un tempo in voga solo fra i delinquenti, venisse lasciato il modo di fare le riforme, queste servirebbero esclusivamente a trasformare e riciclare i rifiuti umani di questo regime putrefatto! Quindi, l’imperativo, sempre che non si voglia vivere nella paura e non fare nulla sino al momento in cui non ci sarà più nulla da fare, è sconfiggere il centralismo partitocratico, poi, si potrà parlare con fondamento di riforme istituzionali e di rinnovamento; si potrà dare il via alla costruzione di un’Italia Federalista e Democratica, una grande Nazione degna dell’Europa dei Popoli, ma assolutamente pronta ad uscire dalla’Europa delle banche e delle multinazionali dove tutti i partiti romanocentrici, convinti che il popolo italiano continuerà sempre a pagare e tacere, vogliono invece rimanere!
Il Segretario Federale
Paolo Bini