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Il virus c’è, ma la gestione della pandemia presenta troppi lati oscuri

by / domenica, 22 novembre 2020 / Published in Sicurezza e salute

La sanità pubblica italiana, alla luce dello squallido spettacolo offerto da governo e Regione Calabria, da oltre 11 anni ridotta allo stato vegetale sotto commissariamento, può tranquillamente essere definita come una tempesta continua in una mare di scandali. Da sempre, basta leggere quello che in merito abbiamo scritto senza sconti ed eccezioni, andiamo denunciando la colonizzazione della sanità pubblica ad opera del regime partitocratico, che in essa da tempo immemore ha individuato un mezzo per arrivare ad ottenere preferenze elettorali e per spartirsi denari e potere. Direi che alleviare “cristianamente” le sofferenze e alleggerire le tasche altrui pare essere addirittura un’autentica vocazione dei nostri politici più amati dalle folle, tradotto, direi che la salute per tutti si è trasformata in lauti affari per molti. Sissignori, in questo caso non sono in pochi a spartirsi la torta, lo scandalo degli anni 90, che travolse il Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo e il Direttore generale del Servizio Farmaceutico Nazionale, Duilio Poggiolini, già medaglia d’oro al merito della sanità pubblica e Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, ha insegnato ai nostri politici che ad infilare il “muso nella greppia” non si può essere in pochi, pena la caduta polverosa nelle mani della “giustizia”. Non è un caso se l’Italia è il Paese al mondo che costruisce più ospedali senza mai inaugurarli e nel contempo chiude quelli aperti; non è un caso se continua a mantenere nelle università il numero chiuso in medicina in ossequio ai desideri delle baronie; non è un caso che, seppur da vent’anni i tagli maggiori li abbia subiti la sanità pubblica, siano aumentate le spese in attrezzature e macchinari medici costosissimi mai entrati in funzione; non è un caso se negli anni sono aumentate a dismisura le convenzioni con i laboratori e le cliniche private spesso dirimpettaie degli ospedali pubblici e non è nemmeno un caso se in questi anni si è cercato di far passare come uno spreco di denaro pubblico le “amorevoli” prestazioni sanitarie erogate nei confronti dei cittadini.

La verità, quella scomoda, che nessuno vuole sentire e che non interessa le masse, ci parla di uno Stato, quello italiano, capace di spendere migliaia di miliardi per pagare alle case farmaceutiche italiane ed estere farmaci che, se si avesse avuto la creanza di fare anche solo delle piccole ricerche, ci si sarebbe accorti che “giravano” solo in Italia e il tutto mentre chiudeva gli ospedali; mentre faceva lavorare medici ed infermieri sotto organico; mentre cantierizzava ristrutturazioni senza fine di policlinici, cliniche e nosocomi pubblici e mentre, ininterrottamente, finanziava la costruzione di nuovi ospedali destinati a divenire “cattedrali nel deserto.

Così, senza però voler andare troppo indietro, di scandalo in scandalo, partendo dall’arresto avvenuto il 17 febbraio 1992 per una brutta storia di corruzione del Presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, passando dagli emoderivati infettati dal virus dell’ HIV che costarono la testa del Ministro De Lorenzo e dell’ex Re Mida della sanità pubblica Duilio Poggiolini, scagionato dopo 23 anni di un processo senza colpevoli, dove addirittura l’accusa chiese l’archiviazione dell’inchiesta, imputando i contagi causati dalle trasfusioni a “grave mancanza di tutto il sistema sanitario nazionale e della classe politica che avrebbe dovuto controllarlo”; dall’inchiesta “lastre pulite”, dove il principale accusato, il dottor Giuseppe Poggi Longostrevi, poi divenuto collaboratore nelle indagini sulla corruzione di centinaia di medici di famiglia, inspiegabilmente si suicidò; dagli scandali che fra il 2001 e il 2003 toccarono la sanità piemontese portando all’attenzione nazionale il giro di corruzione e di concussione che vide, legato all’assegnazione di forniture di materiale sanitario ed a lavori di edilizia ospedaliera, quale principale indagato l’allora Direttore generale dell’Ospedale Molinette di Torino, Luigi Odasso, delle “valvole cardiache killer” che coinvolse, fra gli altri, il Direttore generale dell’Assessorato alla Sanità del Piemonte, Ciriaco Ferro; dall’inchiesta della Guardia di Finanza, che smascherò nel 2007 quanto avveniva all’interno della clinica Santa Rita di Milano, ribattezzata “clinica degli orrori”, dove, senza necessità, venivano effettuati interventi chirurgici, anche causa di quattro decessi, solo per ottenere i rimborsi dalla Regione; dall’inchiesta che nel 2011 coinvolse Galeazzi e Ligresti facendo emergere i rimborsi gonfiati all’Ospedale San Raffaele da parte della Regione Lombardia per il “boom delle camere iperbariche”, sino ai giorni nostri, quando di recente abbiamo visto arrestare il Governatore della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco e condannare il Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, sempre per reati a danno della sanità pubblica.

Sino ai giorni nostri in cui sembra andare di moda la disgustosa farsa della concordia nazionale che vuole l’Italia tutta raccolta dietro lo sventolare dei tricolori a far fronte comune contro la pandemia da “covid19”, però, impossibilitata nel rimuovere i dati storici da me appena accennati, che in verità ci narrano di un sistema conclamato di ruberie e di operazioni affaristiche, mi pare, non cessato neanche in questa drammatica circostanza, che sembra essere gestita in maniera particolarmente opaca, quasi a voler creare il terreno fertile a vantaggio di attuali e futuri speculatori istituzionali e non.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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