Pane al pane, vino al vino
Come al solito, ormai da lungo tempo, ho smesso di cercare di mediare ciò che penso con ciò che la gente vorrebbe sentirsi dire. Mai, neppure i più bugiardi difensori del regime partitocratico, che da oltre 70 anni opprime l’Italia, potranno dire che ho detto o scritto qualcosa che poi non ho mantenuto. Mai si potrà dire, finché io ne sarò il Segretario Federale, che Italia Terra Celtica, come è da sempre uso fare a tutti gli altri soggetti politici presenti in Italia, si sia complimentata con gli italiani perché ritenuti capaci di capire ciò che sta succedendo, quindi, perché meritevoli di fiducia affinché le cose possano cambiare in meglio.
Cari signori e signore, che tanto amano essere illusi e illuse da stravaganti promesse elettorali che solo i partiti romanocentrici possono dispensare essendo loro esclusivamente portatori di menzogna e corruzione, noi, non abbiamo nessuna fiducia del popolo italiano che da sempre ha brillato, attraverso le sue scelte elettorali, per menefreghismo, apatia, vigliaccheria, masochismo e incompetenza.
Senza girarci dunque ulteriormente intorno, prendendo inevitabilmente spunto da ciò che abbiamo tutti, chi più, chi meno, passato nei mesi di lockdown, mi sento di dire che l’epoca in cui viviamo, in cui la stragrande maggioranza degli italiani ha deciso di vivere, è un’epoca estremamente soggettivista, impressionistica ed emotiva; un’epoca che non a caso promette ai cittadini, o meglio agli utenti, emozioni forti e percorsi emozionali mirati. L’emozione, però, certamente il più delle volte una cosa molto positiva, altro non è che il rovescio della medaglia che sulla faccia opposta porta ben incisa la paura.
L’Italia ne è la prova provata, addirittura il governo Conte, uno dei più miserabili e peggiori che mai si sia insediato nei Palazzi Romani, è uscito, dopo una gestione ributtante se non farsesca della pandemia da “covid19”, rafforzato nei sondaggi. Evidentemente è la paura che fonda gli Stati, emozioni forti ne abbiamo vissute, di tante ne avremo volentieri fatto a meno, ma alla fine, fra inni nazionali cantati da chi non ne conosceva nemmeno le parole, fra tante bandiere esposte senza nemmeno sapere quale fosse la giusta direzione, ferma restando la centralità del bianco, del verde e del rosso, credo che senza possibilità che qualcuno mi possa smentire con cognizione di causa, le vere regine di questa brutta, dolorosa e mortale pandemia, siano state la rabbia, il disprezzo e la paura.
So per certo di non godere le simpatie di chi alla politica chiede solo elemosina o la possibilità di occultare i guadagni e dirò di più, sono simpatie che non mi interessano, però, il fatto vero, inoppugnabile, è che la nostra, quella italiana, è una società di codardi, una società vigliacca, che ha mostrato di avere paura anche della propria ombra, che ha rinunciato a vivere perché gli era stato detto che era l’unico modo per poter continuare ad esistere. La paura, il terrore dell’impronunziabile, la morte, neanche esistesse la vita eterna, ha fermato il Paese, ha creato le basi per un fallimento accelerato di una società, la cui vigliaccheria era già ben nota; la cui vigliaccheria aveva consegnato, già nel 1948, il Paese nelle mani della partitocrazia romanocentrica.
Il dopo “covid19” estivo, che ha garantito “l’ora d’aria” a tanti italiani, come chiunque non avesse cestinato il cervello poteva tranquillamente prevedere, è già finito ed ha messo in risalto, a dispetto delle insulse e vuote parole pronunciate dai sinistrati politici di governo e dalle inesistenti opposizioni specializzate nel gridare “al lupo, al lupo!” senza mai avere nulla di nuovo e concreto da proporre in alternativa al sistema partitocratico romanocentrico, che l’Italia è assolutamente incapace di proporre una vita pubblica all’insegna del “Noi”. Nel “Bel Paese” ognuno pensa per sé e tutti pensano a “fottere” il prossimo, altroché fiducia negli italiani, che fiducia si può riporre in un popolo che, sempre pronto a piangere e disperarsi, poi ha sempre e solo scelto il peggio per sé e per i propri figli ogni qual volta chiamato a votare?!
Che fiducia possiamo avere negli italiani quando questi hanno sempre mostrato di preferire arrangiarsi, evadere le tasse, nascondere i guadagni, portare i soldi all’estero, fingersi poveri per avere diritto a bonus e sovvenzioni pensate per i bisognosi, piuttosto che lottare democraticamente, ma con impegno, per addivenire ad uno Stato più giusto e non ostaggio del malaffare?!
Che fiducia dovremo mai avere noi, razza guerriera, in un’accozzaglia di genti che blatera di uguaglianza e di rispetto dimostrando di non conoscere nemmeno il significato etimologico di tali parole?
Il tempo in cui ci apprestiamo a vivere, ahimè tutti, per la codardia dei più, è un tempo che sarà caratterizzato da un sistema totalitario, prodotto dall’incrocio tra ideologie egualitarie, capitalismo tecnologico e controllo farmaceutico.
Il Segretario Federale
Paolo Bini