FORGOT YOUR DETAILS?

SI, siamo il Paese con il maggior numero di parlamentari al mondo, è ora di tagliarli!

by / venerdì, 18 settembre 2020 / Published in Politica e riforme

Questi nostri giorni, caratterizzati dalla paura a intermittenza nei confronti del virus “covid19”, anche lui, come molti italiani, ormai ritornato definitivamente dalle vacanze, sono anche caratterizzati dall’incredibile impresa della politica partitocratica che, se possibile, sta riuscendo a dare di sé, rispetto ad un passato più o meno recente, un’immagine ancor più meschina. Ciò nonostante i nostri baldi rappresentanti del centralismo romano, tanto a destra quanto a sinistra, continuano tranquillamente a galleggiare senza nulla rischiare grazie al preoccupante disinteresse del popolo italiano.  Ora, nell’avvicinarsi delle elezioni regionali, che coinvolgeranno l’elettorato di Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia, di quelle amministrative per l’elezione dei Sindaci e il rinnovo di 1.184 Consigli comunali, ecco che, volenti o nolenti, tutti i partiti sono chiamati anche ad esprimersi sul referendum che il 20 e 21 settembre chiederà agli italiani se vogliono effettivamente ridurre il numero di Parlamentari e Senatori. Così, ecco che la legge costituzionale, già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nr. 240 in data 12 ottobre 2019, rischia di divenire l’ennesima farsa confezionata e distribuita dalla partitocrazia romanocentrica.  Ma andiamo per gradi, martedì 08 ottobre 2019, il testo, come previsto per le leggi destinate a modificare la Costituzione, dopo quattro letture fra Camera e Senato, a larghissima maggioranza viene approvato. Il “taglio dei parlamentari”, da 630 a 400 quello dei Deputati e da 315 a 200 quello dei Senatori con invariato l’impianto dei Senatori a Vita che da 6 passerebbero a 5, però, rischia comunque di divenire l’ennesima buffonata messa in scena ad uso e consumo del popolo italiano, che dal canto suo, da ciò che si sente, pare quasi propenso a sferrarsi l’ennesima mazzata sulle delicate parti intime. Infatti, l’Italia, Paese con il più alto numero di leggi al mondo, dove tutto è regolamentato e nulla è mai definitivo, vuole che, come previsto dall’art. 138 della Costituzione, la legge possa essere sottoposta, senza alcun quorum da raggiungere, a referendum popolare confermativo qualora, entro tre mesi dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ne facciano domanda un quinto dei componenti di uno dei rami del Parlamento o cinquecentomila elettori o cinque Consigli Regionali. Tradotto, la tanto sbandierata legge che avrebbe dovuto dare una buona sforbiciata al numero di Senatori e Deputati ed a tutto ciò che questi hanno significato negli anni in termini di sprechi, arroganza ed incapacità, allo stato attuale è solo una “quasi legge” e forse legge non lo sarà mai. Infatti, un quinto dei senatori, come previsto dal dettato costituzionale, visto il pericolo imminente, visto stagliarsi all’orizzonte per molti di loro il rischio di dover lavorare per mangiare,  ha subito richiesto di sottoporre la riforma al vaglio popolare e l’istanza, firmata da 71 senatori e depositata il 10 gennaio 2020, ritenuta conforme all’articolo 138 della Costituzione dall’Ufficio Centrale per il referendum della Corte di Cassazione, ha prodotto l’ennesimo quesito referendario che gli italiani, probabilmente, come avvenne in un recente passato in occasione del referendum sulla “scala mobile”, ancora una volta, potrebbero masochisticamente sfruttare per farsi del male.

Sia chiaro, nessuno di noi ritiene che tale modesto taglio di parlamentari possa rappresentare la panacea a tutti i mali dell’Italia, ma da qualche parte bisogna cominciare per far capire alla partitocrazia romanocentrica che il popolo italiano non è più disposto a subire le ingiustizie di una Costituzione sempre meno al passo con i tempi, sempre meno rispettosa della realtà e sempre più violata da chi la sbandiera come “sacra” e intoccabile solo quando gli fa comodo. Oltretutto è particolarmente curioso vedere i partiti impegnati in una vergognosa retromarcia rispetto a quanto votato in sede parlamentare. E’ vomitevole vedere il Pd che si esprime a favore del taglio di Deputati e Senatori per bocca del suo Segretario Zingaretti per poi mandare avanti un nugolo di politici di secondo piano a dire l’opposto, inoltre è addirittura abbietto vedere un movimento, sedicente di sinistra, come le “sardine”, creatura extraparlamentare del Partito Democratico, scendere nelle piazze, nelle stesse piazze dove sventolava la bandiera dell’accoglienza coatta a spese dei contribuenti italiani; per rivendicare il voto in favore del No al taglio dei parlamentari. Lo stesso vale per la Lega, che vuole il taglio per bocca di Salvini e vuole lasciare le cose invariate per bocca di Giorgetti, addirittura i 5 Stelle, che di questa legge avevano fatto il loro cavallo di battaglia, non si trovano più uniti nell’indicazione di voto, insomma, la partitocrazia romanocentrica, una volta di più si ritrova alleata nella difesa dello status quo. 

Incredibile? No, semplicemente osceno! Tutte le forze politiche, che in Aula votarono quasi all’unanimità per la riduzione dei parlamentari, ora si ritrovano attraversate da tormenti e divisioni. Tutte le forze politiche pare vogliano puntare sulla provata e riprovata capacità degli italiani a non azzeccarne mai una quando chiamati a decidere della propria vita e del proprio futuro. In questa fase ci sono partiti schierati formalmente per il Si ma che poi, come Forza Italia, annoverano al loro interno un vero esercito di parlamentari che fanno propaganda per il No, infatti, il partito del Cavaliere di Arcore conta fra i più convinti oppositori al taglio dei parlamentari gente come Renato Brunetta, Lucio Malan, Francesco Paolo Sisto, Osvaldo Napoli, Alessandro Cattaneo, Deborah Bergamini, Nazario Pagano, Simone Baldelli e Giorgio Mulè. Allo stesso modo, il variegato mondo di sinistra radical chic si schiera per il NO al taglio dei parlamentari con Walter Veltroni, Romano Prodi, Arturo Parisi, Laura Boldrini, Matteo Orfini, Gianni Cuperlo, Vincenzo De Luca, Emma Bonino, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Pietro Grasso, Roberto Giachetti, Loreno Guerini e Tommaso Nannicini.

Che dire, davvero niente male, addirittura oltre il ridicolo, quando questa gente agita lo spauracchio di una vittoria del SI  come un attacco alle istituzioni democratiche e alla Costituzione. Si supera nell’essere senza vergogna quando ammonisce gli elettori che la vittoria del SI si tradurrebbe in una sconfitta del popolo, che vedrebbe venir meno l’attuale possibilità di essere rappresentato nelle sedi parlamentari, insomma, cialtroneria allo stato puro. Intanto, chiariamo che in nessuna altra parte del mondo esiste un Paese con un numero di parlamentari numeroso come quello dello Stato italiano; chiariamo che meno parlamentari significherebbe inevitabilmente meno litigi e più efficienza; chiariamo che significherebbe un risparmio immediato, magari non molto significativo, ma pur sempre un risparmio per i contribuenti che in futuro risparmieranno anche sui ricchi vitalizi degli ex parlamentari, ricchi vitalizi che dovevano essere aboliti, come promesso e sbandierato dai “5 Stelle”, ma che sono ancora lì, intoccabili e immorali a pesare sul portafoglio dei lavoratori italiani.

Inaccettabile, poi, sentirsi dire che meno parlamentari significherebbe meno rappresentanza del popolo nelle istituzioni. Io non so quanti la possano pensare come me, ma molto sinceramente non mi sono mai sentito rappresentato da uno dei tanti governi a guida democristiana che hanno lasciato colonizzare dalla sinistra istituzioni importanti come la Scuola e la Sanità. Non mi sono mai sentito rappresentato da quei governi che, rifiutando di ascoltare il popolo, hanno causato disastri e stragi come quella del Vajont. Non mi sono mai sentito rappresentato dai governi che hanno fatto della lotta alla malavita organizzata la loro bandiera e che poi hanno colpevolmente offerto alla mafia, come su un altare sacrificale pagano, le vite del Generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e dei Magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Non mi sono mai sentito rappresentato dalla classe politica che ha nascosto l’omicidio di Enrico Mattei sotto la “coperta” dell’incidente areo. Non mi sono mai sentito rappresentato dal governo Amato che nella notte del 10 luglio 1992, come un abile ladro, prelevò dai conti correnti degli italiani il 6 per mille. Non mi sono nemmeno sentito rappresentato dai pacifisti “senza se e senza ma”, che una volta al governo, fecero partecipare, nel maggio del 1999, l’Italia all’ignobile bombardamento di Belgrado voluto dai nostri padroni a stelle e strisce. Bombardamento che andò avanti ininterrottamente per tre mesi e che secondo le stime ufficiali, molto, molto edulcorate, causò fra i civili 2.500 morti, 12.500 feriti ed un numero imprecisato di vittime dovute all’uso di bombe all’uranio impoverito. Non mi sono mai sentito rappresentato da quei governi che attraverso le privatizzazioni selvagge e l’entrata nell’area euro, guidati da gente come Prodi e Bersani, hanno smantellato lo Stato italiano, minandone alle fondamenta la stessa sopravvivenza. Non mi sono nemmeno sentito rappresentato da chi, presentato e osannato, tanto a destra quanto a sinistra, come il salvatore della Patria, ha eliminato il diritto alla pensione lasciando però invariato l’obbligo di versare i contributi previdenziali nelle casse dell’Inps. Non mi sono mai sentito rappresentato da chi ha costruito un codice penale che garantisce unicamente i malfattori e che punisce severamente con multe e detenzione chi da questi osa difendersi. Non mi sono mai sentito rappresentato dai governi che hanno preferito sperperare in assistenzialismo alla ricerca di consensi elettorali piuttosto che investire nella sanità pubblica. Nemmeno mi sono mai piaciuti e men che meno mi hanno rappresentato quei politici che hanno ridotto la nostra scuola a parcheggio per futuri disoccupati ed a luogo franco per lo spaccio di stupefacenti. Ancora oggi, mi guardo intorno, ascolto e leggo, ma non vedo nessuno che mi possa rappresentare nelle istituzioni, certamente non chi sputtana miliardi di euro per l’accoglienza di sedicenti profughi e che ad oggi non ha ancora fatto nulla per restituire una casa degna di tale definizione alle migliaia di terremotati italiani, chi ancora in tenda, chi in casa di amici e parenti e chi nelle casette ammuffite e malsane fornite da questo Stato predone. Ancora oggi non mi sento rappresentato da chi mantiene malviventi e truffatori, come sempre più spesso informano le cronache, con il “reddito di cittadinanza”, non mi rappresenta e non mi rappresenterà mai la politica romanocentrica che da sempre prevede la cancellazione di diritti per chi lavora e paga le tasse e la creazione di diritti per chi non lavora e non ha nessuna intenzione di lavorare e pagare le tasse. Non mi rappresenta la politica dei “bonus”; delle “sovvenzioni a pioggia”; dell’Iva al 22%; della pensione, che per quelli nati dal 1965 in poi sarà solo più appannaggio, salvo il miracolo di una vita quasi eterna, per i lavoratori del pubblico impiego per i quali i sindacati hanno sempre avuto un occhio di riguardo. Non mi rappresentano i politici che bisticciano con la lingua italiana e dicono in maniera quasi incomprensibile di voler rappresentare gli italiani!

Insomma, sicuri che ci voglia ben altro per restituire un minimo di dignità all’Italia, non certamente perché lo dice Di Maio, Italia Terra Celtica invita gli italiani stufi di essere scambiati per utili idioti ad andare ai seggi e votare SI al taglio dei parlamentari. Siamo altresì sicuri che se dovesse vincere il SI non sarebbe automatico che alle prossime elezioni il taglio dei parlamentari diventi effettivo, ma nello stesso tempo siamo certi che la vittoria del SI darebbe fastidio a tutti, Di Maio e “5 Stelle” compresi.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

Lascia una risposta

TOP