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E’ necessaria una grande ribellione, produciamo e pretendiamo cultura!

by / venerdì, 06 marzo 2020 / Published in Cultura e informazione

Fare politica in Italia è certamente cosa difficile, sinceramente non so come possa essere negli altri Paesi più o meno democratici, insomma nei Paesi dove i governi vengono eletti dal popolo. Quello di cui sono certo, però, è che da noi le scelte elettorali vengono fatte sulla base delle similitudini che il cittadino intravede nei politici a cui da la preferenza. Le fortune, come le sfortune di un partito, si basano ormai non tanto sulla progettualità, sui programmi di cui questo è, o dovrebbe essere portatore, bensì sulla capacità di coinvolgere l’elettorato da parte del loro leader. I partiti romanocentrici, è vero, ormai se ne sono accorti quasi tutti, da sempre, non hanno né programmi, né progetti per l’Italia, unicamente, i loro programmi e i loro progetti sono tesi a riempire le tasche delle lobby che rappresentano e ovviamente a cercare di essere il più longevi possibile, se necessario, anche cambiando ripetutamente nome.

Questo approccio alla politica ha regalato alla Nazione politici e ministri come Di Pietro e Di Maio, ma come questi, veramente tanti altri incapaci di coniugare un verbo o riconoscere la necessità di inserire un congiuntivo in una frase. Allo stesso modo, probabilmente per invidia, per rifiuto a migliorarsi o perché, dagli elettori, non ritenuti propri simili, intellettuali di livello assoluto come Vittorio Sgarbi, uno dei pochi italiani ad andare contro corrente, ad avere coraggio e dignità per farlo, non per partito preso, ma per difendere, sempre in prima linea, libertà di pensiero, idee e principi vilipesi e bistrattati senza ragione e senza cognizione dal regime partitocratico e dai suoi sodali, è relegato al ruolo di “guastatore” nei vari talk show televisivi sempre a caccia di ascolti.

Direi che sempre più la parola cultura appare opaca, ostaggio di istituzioni e sedicenti paladini del popolo e pensare che la “produzione di cultura” dovrebbe caratterizzare la specie umana. Cultura è, citando Max Weber, la rete di significati in cui siamo immersi, una grande rete universale che ha preso forma secoli prima dell’avvento del web. Certo, a vedere certe carriere, soprattutto nella pubblica amministrazione e all’interno dei partiti, così come all’interno delle grandi aziende a partecipazione pubblica, viene da credere che nella nostra devastata Italia la cultura abbia definitivamente tolto il disturbo, poi, per fortuna ti capita di ascoltare Persone come Vittorio Sgarbi e capisci che c’è ancora un barlume di speranza, la fiammella che può riaccendere ciò di cui l’Italia e il mondo intero hanno bisogno estremo, Pace, Amore e Fede, non è ancora definitivamente spenta.

Ci dicono che non capiamo, che il popolo chiede altro, che la cultura non ha mai salvato nessuno e io non fatico a rispondere ai partiti romanocentrici, ai loro pusillanimi rappresentanti: “Forse è vero, ma aiuta a creare persone più libere e società più sostenibili.”, tradotto, se ci fosse più cultura, non si sarebbe mai arrivati a toccare il degrado polito-morale che, invece, caratterizza l’Italia.

La vogliamo, dunque, vivere non con pessimismo, bensì con del sano realismo? E allora basta crogiolarsi nella vigliaccheria più estrema, chiudere gli occhi e far finta di niente, bisogna prendere coscienza che il voto in cambio di elemosina serve solo a distruggere il Paese; bisogna acquisire la consapevolezza necessaria a rendersi conto che così continuando non ci sarà più scampo, ormai gli “ormeggi” sono perduti, si va alla deriva e la crisi è ovunque e in tutti i campi, quindi, non è assolutamente vero che le cose vanno così perché così devono andare e perché non c’è nulla da fare, le cose vanno così perché gli italiani preferiscono essere fuorviati dai “difensori dell’ignoranza”, coadiuvati spesso da personaggi mediaticamente molto in vista, magari appartenenti al mondo dello sport, dello spettacolo, certamente della politica e, incredibile ma vero, della cultura, però quella da “quattro soldi”, dispensata a piene mani da pseudo intellettuali prezzolati.

E ancora, perché la speranza non deve essere uccisa, ma neanche ridotta alla stregua di un animale in via di estinzione, bisogna assolutamente uscire da questa prigione partitocratica; bisogna fare in modo che la cultura non abbandoni la nostra vita, diversamente faremo del nostro futuro un deserto.

Torre C.se – 06 marzo 2020

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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