Basterebbe poco, ma il coraggio è una cosa per pochi
Allora, voglio tornare sulle ultime elezioni amministrative ed europee, quelle che hanno sancito la vittoria della Lega, la sparizione, o quasi di Forza Italia e una piccola ripresa del Partito Democratico a guida Zingaretti. L’astensionismo è stato altissimo, ha sfiorato il 50% degli aventi diritto al voto e mi ha portato a fare una nuova considerazione sul chi ancora va a votare, forse, bisognerebbe cominciare a dividere in tre categorie gli italiani che continuano a recarsi alle urne ogni qual volta la politica romanocentrica li convoca per “decidere” del loro futuro e queste, molto semplicemente, potrebbero essere le seguenti:
- Quelli che, contro ogni logica ed evidenza, continuano a crederci.
- Quelli che votano in cambio di promesse, magari di un posto statale o comunque nella pubblica amministrazione.
- Quelli che vengono pagati per farlo, poco, pochissimo, ma mettere una x o copiare un nome su una scheda elettorale non richiede professionalità alcuna, né specifiche competenze, anzi.
Quindi, capite, il quadro non è dei più belli, piuttosto fa capire quanto possa essere spietatamente mediocre la realtà politica italiana, che si dibatte, mostrando ogni giorno qualcosa di peggio rispetto al giorno prima, nella mancanza di consapevolezza e di unità. La nostra è una crisi morale e sociale prima ancora che economica, una devastante crisi strutturale dovuta ad una guida politica che, elezioni dopo elezioni e governi dopo governi, è sempre riuscita nella difficilissima impresa di far piangere e ridere allo stesso tempo, una guida politica capace di regalarci una crisi che non accenna a fermarsi.
Si torna così, ancora una volta e inevitabilmente, a puntare il dito sugli elettori, noi non siamo mai stati teneri e non lo saremo mai con chi vota, sceglie e poi si lamenta del proprio voto e delle proprie scelte. Nulla si cambia, né si cambierà mai continuando a votare per i partiti romanocentrici, un minimo di presa di coscienza ci vuole. Non condivido, quando si parla di politica, la pigrizia mentale dei più, il comportamento di milioni di italiani che vivono il diritto al voto come l’ora d’aria concessa ai carcerati prima di tornare dietro le sbarre.
E’ ora, anzi, credo che l’ora sia arrivata da tempo immemore, in cui chi riesce a risolvere la semplice addizione “1+1=2” dovrebbe anche arrivare a capire che Democrazia e Libertà non fanno rima con elezioni. Un uomo non cessa di essere schiavo solo perché gli si permette di scegliere il padrone ogni 5 anni, quando non prima per effetto di liti parlamentari che abbreviano la durata delle legislature.
Oggi siamo arrivati ad un punto di non ritorno tale per cui, ad immagine e somiglianza della “Democrazia” a stelle e strisce, non andare a votare è inutile perché dei milioni di italiani astenuti se ne fregano tutte le forze politiche, allo stesso modo, anche votare, avendo quale scelta solo partiti che professano la schiavitù dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea e della N.A.T.O., nonché il più bieco centralismo istituzionale, rende inutile il voto stesso. Ciò nonostante, toccato più volte con mano l’inutilità del voto, verificato che chiunque governi, non cambiando l’organizzazione statuale, non riformando giustizia, sanità, scuola e fisco, nulla può cambiare se non in peggio, si ha paura ad imbarcarsi sulla scialuppa di salvataggio offerta da Italia Terra Celtica e inspiegabilmente si preferisce andare a fondo lentamente, magari “ballando” e “cantando” sul “ponte” come già fu per il Titanic.
Pensare che nel dopoguerra la gente si picchiava per andare a votare, nelle strade, nelle piazze, persino nei bar. C’era grande passione, i comizi erano frequentati da migliaia di persone che non venivano spostate, come oggi accade, con treni e pullman pagati dai partiti. Si era all’inizio dell’era ideologica, ma ancora esistevano idee e progetti, c’era il Partito Popolare, i monarchici, la destra, i repubblicani, i comunisti, i socialisti…., gli italiani vivevano con partecipazione le campagne elettorali, indifferenza e disinteresse non esistevano, c’erano solo esaltazione, eccitazione, interesse e slancio, tutti al VOTO! Anche le donne, finalmente il SUFFRAGIO UNIVERSALE!
Oggi, stanchi, stufi di promesse mai mantenute, colpevoli di non aver nessuna voglia di lottare, di cambiare, di rischiare, di mettersi in gioco, gli italiani preferiscono stare a casa, andare negli ipermercati, sempre aperti, anche la domenica, al mare, in montagna, a fare una gita fuori porta e così, tornando al Titanic, riescono nell’assurda, inspiegabile e iniqua rappresentazione del NAUFRAGIO UNIVERSALE del diritto di voto.
Una vera e propria resa e questo al di là di chi vota e di chi non vota. Tutti fermi, bloccati, ad ascoltare Salvini, Di Maio, Zingaretti, Conte e la Meloni, così, malgrado l’apparenza la faccia ormai da padrona da moltissimi anni; così, mentre si gettano negli outlet della moda anche i soldi che non si hanno, che non si guadagnano, o gli ultimi rimasti nei portafogli sempre più vuoti, si sceglie di vivere questa drammatica emergenza come uomini al minimo storico di coscienza.
Pensare che basterebbe poco, un po’ di coraggio, un po’ di voglia di leggere e capire; basterebbe essere meno presuntuosi e meno vittimisti; basterebbe smettere di piagnucolare, criticare e fare il tifo per i partiti come se fossero squadre di calcio; basterebbe rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se riesce ad essere capace di togliersi il paraocchi; basterebbe smettere di credere che l’unico obbiettivo sia il miglioramento delle condizioni economiche del Paese, perché la vera posta in gioco è la nostra vita; basterebbe smettere di sentirsi vittime della mancanza di denaro, della mancanza di lavoro, del fato e del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini.
Bisogna metterci impegno, abbandonare le ideologie impacchettate e infiocchettate dai partiti romanocentrici, bisogna trovare la forza di dire BASTA! Basta con la libertà di calpestare i più deboli, con il buonismo peloso dal ricco tornaconto economico, con la falsa coscienza sociale e con il bisogno di affermazione ad ogni costo. Bisogna essere audaci, gettarsi con passione in politica per costruire un futuro libero, democratico e federalista, per noi, per i nostri figli e per la nostra Italia. Una cosa è comunque certa, il coraggio nessuno lo può regalare, ognuno lo deve trovare nel profondo della propria anima.
Torre Canavese 04 agosto 2019
Il Segretario Federale
Paolo Bini