Symbolum
Voi che onorate cattedrali dalle false guglie dorate.
Voi che accumulate tesori in urne sotterranee, sepolcri vuoti di memoria.
Voi che conoscete del verbo il solo tempo imperativo del possedere, dell’accumulare, dello sfruttare indiscriminatamente, ma consapevolmente.
Voi che sacrificate a fuochi vacui di promesse effimere la fiamma sacra dell’amicizia e del rispetto.
Voi quali valori lascerete in eredità ai vostri Figli, ai Figli della Terra?
Non troveranno nulla in navate abitate dal silenzio assente d’Amore, vuoti saranno i sarcofaghi scoperchiati, profanati alla ricerca di tesori.
Andranno come barche alla deriva senza rotte tracciate da capitani coraggiosi e cercheranno in brandelli di memoria l’esempio di vite degne di essere vissute.
Issiamo oggi sui nostri vessilli parole per molti desuete come rispetto per l’Uomo e per la Madre Terra.
I nostri Figli un giorno ci verranno a cercare nel buio di notti di incertezza e acceso, ardente, troveranno il faro del nostro esempio.
Una luce a squarciare il mare agitato, una rotta tracciata, un porto sicuro.
Il 15 aprile uno dei simboli della Francia, dell’Europa, del mondo intero è stato in parte distrutto da un incendio. Già nei giorni seguenti una grande gara di “solidarietà” ha voluto colmare il vuoto lasciato dalle ceneri di questo tragico evento.
Ma una domanda sorge parallela. I cuori si svegliano soltanto quando a bruciare sono angoli di pietre, seppur millenarie, ma sempre pietre?
Non vi sono angoli più importanti che richiedono moti di “solidarietà” improvvisa, urgente, necessaria a evitare naufragi e perdite di vite umane nelle endemiche guerre che attanagliano la martoriata Africa, la dimenticata Siria, la vicina Libia o il lontano Yemen?
Sono soltanto punti di vista diversi; una diversa visione geometrica e razionale del mondo?
In fondo anche gli angoli sono, possono essere, diversi; possono essere angoli retti, angoli acuti ma anche angoli ottusi. E’ un modo di vedere la realtà che ci circonda da un angolo diverso, una diversa prospettiva.
Siamo stati universalmente colpiti poiché Notre Dame è per tutti un simbolo.
L’uomo è un essere che si nutre di simboli.
Simbolo, dal greco parola composta da sym “insieme” e ballo^ “metto”, quindi mettere assieme ricongiungere.
Il termine in origine indicava un oggetto di terracotta, un anello, espressione del circolo di un’alleanza, o di frequente una moneta, che spezzata in due veniva conservata nelle sue due divise parti da due persone in relazione fra loro e quindi impegnate per una ricongiunzione futura dell’intero, legate all’origine unica che le univa e che anche se fisicamente distanti si mettevano in attesa del ricongiungimento finale.
Gli uomini si scambiano, donano e ricevono simboli. Il simbolo costruisce relazioni e alleanze privilegiate fra gli uomini, a differenza dei segni che sono elementi differenziali di un codice, i simboli creano legami e affinità.
I segni disgiungono, i simboli congiungono, stanno alla base di una cultura e hanno la forza di legare il visibile con l’invisibile.
Con l’augurio di trovarci e confrontarci sempre con angoli giro, cioè con menti aperte a 360 gradi, Vi lascio con una certezza: “l’unico incendio di cui non dovremmo preoccuparci, né di governarlo, né di attizzarlo continuamente, è quello che si auspicherebbe vivo e acceso: l’incendio del nostro cuore”.
Torre Canavese 02 maggio 2019
Luisella Bondino