Siamo rimasti volutamente in silenzio per 5 mesi e………
Non so voi, ma io ero certo, anzi, certissimo, che dopo l’insediamento del governo “giallo-verde”, l’immigrazione clandestina avrebbe tenuto banco ogni giorno su tutte le reti televisive, in tutti i telegiornali, in quasi tutti i talk show dedicati alla politica, su tutte le radio e su tutti giornali, quotidiani e non.
Questo “fenomeno”, evidentemente voluto e fomentato dalla politica espansionistica statunitense e per quel che riguarda l’Europa, da quella francese, è in essere da oltre vent’anni, da quando i nostri “amiconi” a stelle e strisce, “brava gente”, hanno deciso che il loro “stile” di vita era ed è il migliore del mondo e per questo andava esportato in ogni modo, in ogni angolo della Terra, ricorrendo ad embarghi, colpi di stato, minacce e all’occorrenza, per il loro immenso piacere di dimostrare all’intero pianeta quanto sono bravi, buoni, gentili, democratici e rispettosi degli altrui usi e costumi, facendo indiscriminato ricorso all’uso di bombe, missili ed esercito di terra.
Ora, fa veramente venire il vomito vedere e sentire la politica italiana, mentre il Paese, ogni giorno di più, sprofonda verso il baratro del fallimento, discutere e accapigliarsi su questo unico tema che, invece di dividere, dovrebbe unire tutti gli schieramenti politici a difesa dei cittadini, quei cittadini a cui da circa 70 anni i partititi romanocentrici chiedono il voto per rappresentarli nelle istituzioni. L’emergenza ventennale dell’immigrazione, che ha visto il nostro Paese preso d’assalto prima dai flussi migratori provenienti dall’est Europa, poi da quelli provenienti dall’America Latina, dall’Asia ed ora, sempre più massicciamente, dall’Africa, avrebbe dovuto unire le forze politiche nostrane a difesa della nostra fragile economia, una volta di più, se possibile, messa in crisi dalle folli spese miliardarie sostenute nell’esercizio dell’accoglienza dalle casse dello Stato e da quelle dell’Inps. Centinaia di migliaia di persone entrano ogni anno nel nostro Paese e cercare di porre fine a tutto ciò non è solo legittimo, soprattutto è logico, alla luce del fatto, inequivocabile, che tali spese sono insostenibili e si stanno, inevitabilmente riflettendo in tagli alla sanità, alla scuola, alla sicurezza e, sicuramente non ultimo, alla possibilità di poter andare in pensione ad un’età che non sia troppo prossima alla morte. Gli interessi delle parti, però, fanno la differenza, infatti i migranti vengono spesso aiutati da sedicenti organizzazioni umanitarie, ovviamente “no profit”, ma capaci di sostenere spese per centinaia di milioni di euro allo scopo di tenere le loro navi nel Mediterraneo. Navi a cui non manca niente, spesso meglio equipaggiate di quelle della nostra Guardia costiera, navi dotate di equipaggi altamente professionali, che spero nessuno possa arrivare a credere che per mare ci stiano gratis.
Così dal dopo elezioni politiche del 2018, in nome del “no al razzismo”, cosa che dovrebbe essere scontata, almeno per noi lo è, abbiamo una variopinta classe politica, sinistrata più che di sinistra, che fa di tutto perché questi enormi flussi migratori non abbiano mai fine seppur palesemente, il “peloso” antirazzismo sinistroide, troppo spesso si traduce in una vera e propria tratta di esseri umani, buoni, nella maggior parte dei casi, per ingrossare le fila della malavita e buoni per essere trattati come schiavi, alla luce del sole, nelle piantagioni di pomodori e negli uliveti del sud Italia.
Ciò nonostante, mentre le cronache ci narrano di sfruttamento, di schiavismo, di incidenti mortali sul lavoro di tanta povera gente proveniente da terre messe a ferro e fuoco, più o meno direttamente, da Stati Uniti d’America e Francia, il Parlamento Europeo, i nostri “cugini” francesi ed i nostri super alleati a stelle strisce, quasi quotidianamente, non ci lesinano accuse di razzismo, soprattutto quando, nel rispetto degli italiani, si cerca, adoperando mezzi più che legittimi e mai la forza, di rimediare alle scelte sbagliate, enormemente sbagliate, fatte dai governi precedenti, soprattutto dagli anni 90 ad oggi. Essere razzisti, lo dico per chi non lo sa, ma soprattutto per chi fa finta di non saperlo, quindi, principalmente per chi usa questo insulto ignobile e disgustoso quale scudo dietro il quale nascondere l’assenza di qualsivoglia proposta politica in campo economico, sociale e ambientale, non secondo noi di Italia Terra Celtica, ma secondo qualsiasi dizionario si decida di consultare, significa teorizzare la superiorità di una razza rispetto ad un’altra e a tal proposito, mi pare che in Italia questo non venga detto, fatto e teorizzato da nessuno! Ciò nonostante nel nostro bel Paese, spesso e volentieri, troppi personaggi politici con quintali di “scheletri nell’armadio”, un giorno sì e l’altro pure, non perdono occasione, malgrado i quasi 10 milioni di italiani costretti a vivere sotto la soglia di povertà, per ergersi a paladini dell’accoglienza ed a schierarsi in favore dell’immigrazione.
Si organizzano manifestazioni di piazza puntando sulla partecipazione di studenti ingenui e su quella dei centri sociali, si va in televisione a blaterare di leggi raziali di fascista memoria, dimostrando a chi un po’ la storia la conosce:
1) Che di memoria ne hanno davvero molto poca.
2) Di non essere a conoscenza dei fatti che, piegati al loro credo politico e interesse di partito, hanno l’arroganza di voler spiegare agli italiani.
L’Italia è sempre stata in prima fila per l’accoglienza, per andare in aiuto dei bisognosi e questo indipendentemente dal colore della pelle e dal credo religioso. Noi non abbiamo mai sterminato intere popolazioni come non esitarono a fare quelli che oggi ci vogliono insegnare cos’è l’accoglienza e la democrazia, non a caso la nostra epopea colonialista, al contrario di quella francese, inglese, spagnola, portoghese, olandese e belga, si rivelò un clamoroso fallimento. Non mi pare che l’Italia sia mai stata in prima linea per la tratta degli schiavi e mi pare che solo il 19 giugno 1964 gli Stati Uniti abrogarono la legge che prevedeva la discriminazione razziale, quindi, se le sinistrate “suorine” di sinistra riescono oggi a sentire e vedere echi e rigurgiti fascisti nel rifiuto degli italiani a continuare a pagare tasse, sempre più alte, allo scopo di foraggiare la politica dell’accoglienza ad ogni costo e contro ogni logica, altro non fanno che dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, come degli italiani a cui hanno ancora la faccia tosta di andare a chiedere il voto, non gli interessi nulla, o forse nulla è già troppo.
Una cosa è certa, il tempo sta per scadere, forse è addirittura già scaduto, da fuori è difficile essere precisi su questo, in ogni caso sarebbe ora che la partitocrazia romanocentrica si rendesse conto che così, a forza di scambiarsi accuse di “fascismo” e “comunismo”, diventa impossibile fare un solo passo avanti. Di questo dovrebbero rendersi conto tutti, soprattutto gli idolatri di destra e di sinistra. Estremizzare lo scontro politico sull’immigrazione clandestina significa non voler trovare una soluzione, ricorda un po’ la tanto ricordata, ad ogni tornata elettorale, “questione del Mezzogiorno”. E’ da quando ero ragazzo che i partiti politici, su questo tema, non perdevano occasione per scambiarsi accuse di ogni tipo, è praticamente dal dopoguerra che sul Mezzogiorno i baldi rappresentanti del centralismo italiota fanno a gara a chi promette di più e oggi, alle soglie del 2020, le cose non sono cambiate, se non in peggio. La questione meridionale è più attuale che mai, negli anni i problemi, non solo non sono stati risolti, si sono amplificati e incancreniti e così a forza di promesse e scambi di accuse si è arrivati ad avere intere città in mano alla delinquenza organizzata, ad avere amministratori locali capaci di dirsi disposti ad accogliere i clandestini che arrivano dal mare, ma assolutamente non disposti a stanziare denaro e aiuti tangibili per i nostri terremotati, ancora ben lontani dal poter tornare a vivere tra “quattro mura” degne di essere chiamate “casa”.
Siamo di fronte allo scempio più assoluto, viviamo in un Paese non in grado di pagare una pensione degna a chi ha versato 35 anni di contributi, ma capace di promettere il “reddito di cittadinanza” attingendo alle già devastate casse dell’ Inps, assistiamo ogni giorno di più alla banalizzazione del messaggio politico proveniente dai partiti romanocentrici e quel che è peggio, perché il peggio del peggio è questo, gli italiani sono incredibilmente ancora disposti a fare la fila ai seggi elettorali per garantirsi questa classe politica, senz’altro la peggiore in circolazione.
Torre C.se 20 marzo 2019
Il Segretario Federale
Paolo Bini