C’è chi è disposto a morire e chi a vivere e lottare
Forse dovremo essere più presenti, almeno in “rete” perché sul territorio certo non manchiamo, quelli che mancano sono i cittadini, sempre meno disposti ad ascoltare e ad essere presenti a dibattiti e comizi, sempre più propensi a farsi rincoglionire dalle tante trasmissioni televisive che gli portano in casa la politica attraverso innumerevoli talk show di dubbio gusto e di nessun contenuto, se non tante chiacchiere e proclami di cui una persona, appena normale, dovrebbe volentieri fare a meno. Probabilmente, seppur mi rendo conto, definire “persona normale”, oggi sia diventato pressoché impossibile, un fatto è comunque certo, agli italiani puoi combinarne di tutti i colori, depredare le casse dello Stato; portare l’Inps sull’orlo del fallimento; costruire una Nazione, sull’onda lunga del pacifismo e del buonismo, dove nemmeno più il cemento è armato e si sgretola sotto le piogge e l’incuria; fare delle scuole il porto franco dove si può spacciare droga senza neanche più il rischio che qualche “portatore sano di divisa” cerchi di far rispettare una legge che più nessuno rispetta, che loro, imperterriti, continuano, come se nulla fosse, a porgere l’altra guancia e, quando non bastasse, anche il culo.
Un popolo, quello italiano, se popolo si può definire, disposto sempre a credere a chi la spara più grossa, o a chi gliela mette giù più facile. Gente che brilla per mancanza di unità, disposta a vendere il proprio voto, evidentemente non legittimato da alcun credo politico, in cambio di favori, raccomandazioni e anche solo di semplici promesse. Gente, però, sempre disposta alla lamentela, al pianto, all’accattonaggio, a fregarsene di tutto e di tutti, salvo poi, scandalizzarsi ogni qual volta, praticamente sempre, i loro rappresentanti politici, scelti in cabina elettorale, si rivelano, indipendentemente dal fatto che siano di destra, di sinistra o di centro, corrotti o incapaci.
E’ la morale, quella “brutta cosa” che non esiste più e sulla quale noi, unici in Italia, continuiamo ingenuamente a far perno; è la morale, che negli anni è stata tanto distorta da essere ormai, esattamente come la “persona normale”, impossibile da definire, almeno in questa Italia, terra di partitocrazia, di mafia, di appalti truccati, di carriere basate sulla ruffianeria e sul lecchinaggio. Fino ad oggi, le vicende della nostra “povera Terra” lo narrano più di tante parole, il “bene comune”, gli “obbiettivi condivisi”, la “collettività”, gli “interessi di tutti”, la “giustizia sociale”, la “solidarietà”, il “rispetto delle diversità”, il “diritto all’istruzione”, alla “salute”, al “lavoro”, alla “casa” e alla “sicurezza”, si sono rivelati propaganda spicciola, retorica d’accatto, usata dai rappresentanti della partitocrazia romanocentrica solo per farei i propri interessi e gli interessi delle lobbies che rappresentano.
I nostri politici, quelli che hanno sempre esclusivamente risposto e continuano a rispondere solo alle proprie esigenze, a quelle del partito, a quelle di chi su di loro ha investito e mai a quelle degli elettori, sempre ammantati di grandi e puri ideali, sin dalla nascita di questa strana repubblica denominata Italia, si sono sempre o quasi rivelati i più famelici in materia di mazzette e poltrone e sempre sono stati capaci, con una faccia che definire di bronzo è poco, di darsi l’autoassoluzione plenaria per tutte le nefandezze combinate al Paese e scaricate sul “popolo” italiano.
Cos’è che ancora ci tiene insieme se non l’odio, la vigliaccheria e l’invidia?
Parliamoci chiaro, ai più non farà piacere perché sicuramente non fa piacere leggere ciò che si è e che non si vuole vedere guardandosi allo specchio, ma c’è forse traccia di forza, amore e saggezza nel “popolo” italiano e nella politica che esso esprime col voto?
Mi pare di no, da noi è mezzo secolo che la gente scende in piazza per limitare i diritti o le paghe di qualcuno, piuttosto che protestare veementemente per migliorare i propri e questa è invidia.
Da noi è da sempre che si vota, “turandosi il naso”, contro qualcosa o qualcuno piuttosto che in favore di un’idea o un progetto e questo è odio.
Da noi è dalla nascita della Repubblica che si accettano da parte di chi governa le decisioni più assurde e dannose senza nulla fare di concreto se non spendersi in manifestazioni pagate e organizzate, vuoi a sostegno della destra, vuoi a sostegno della sinistra e questa è vigliaccheria.
Che dire, certamente gli italiani non amano il rischio e così, per paura di chi sa che cosa, hanno sempre lasciato fare nella incomprensibile speranza che gli ideali ricevuti da televisioni e giornali, tutti impegnati a rispondere al loro padrone più che a fare informazione, potessero essere ridistribuiti tali e quali, come se un’ideale dovesse o potesse essere offerto al pubblico nel modo in cui i sacerdoti offrono l’ostia ai fedeli, senza mettere in discussione troppe cose e senza fare troppe domande.
Che dire, c’è chi di partitocrazia è disposto a morire e chi, come noi, è disposto a vivere e lottare fino a che avrà fiato in corpo per spazzarla via.
Torre C.se 10 settembre 2018
Il Segretario Federale
Paolo Bini