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Non votare non basta, bisogna riprendersi dignità e identità

by / giovedì, 22 febbraio 2018 / Published in Politica e riforme

Ora, mentre è tutto un susseguirsi di accuse di corruzione, di ladrocinio, di fascismo, di comunismo e di razzismo, mentre i partiti non se le mandano a dire e mettono in piazza il peggio del peggio, il Paese, senza che nessuno faccia niente e senza che nessuno proponga un qualcosa di anche solo lontanamente credibile per evitarlo, continua nella sua lenta ed inesorabile discesa all’inferno. Inferno fatto di fallimenti, licenziamenti, aggressioni, furti, omicidi, spaccio di droga, sperpero di denaro pubblico per finanziare le “missioni di pace” in Terre dove i nostri alleati a stelle e strisce hanno distrutto Stati e abbattuto governi; inferno fatto di “lavoro nero”, lavoro sottopagato, case occupate, immondizia che ammorba le città, precarietà, inquinamento, scuola e sanità pubblica al collasso.

Ora, mentre si avvicina la fatidica data del 4 marzo, quando gli italiani per l’ennesima volta andranno a votare per i loro aguzzini, dal suolo italico continua l’esodo di giovani laureati verso Inghilterra, Australia, Germania e Spagna, pronti a fare i lavapiatti ed i camerieri e per contro continua indisturbata e anzi, incoraggiata, la migrazione verso la nostra Terra di centinaia di migliaia di clandestini provenienti dalle coste africane che vengono da noi per vivere in albergo con soggiorno, pranzi, sigarette, telefonino e sussidio a carico delle disastrate casse dell’Inps e dello Stato. Alcuni lo chiamano “segno dei tempi”, altri “progresso”, altri ancora “segno di grande civiltà”, noi tutto questo preferiamo chiamarlo per quello che è, “una grande schifezza figlia di scelte politiche profondamente sbagliate!” E badate, senz’altro scelte politiche sbagliate dalla classe dirigente, ma ancor più sbagliate da parte del popolo elettore, bravissimo a lamentarsi, ma allo stesso tempo, bravissimo a mettere il proprio presente e il proprio futuro nelle mani di chi, quando la maschera viene gettata, non esita a scambiarsi le peggiori accuse, mettendo così in risalto un’unica cosa, la politica romanocentrica, da qualsivoglia parte la si guardi, è unicamente fatta da “nani”, “ballerine” e da piccoli e grandi malfattori!

Ora non ci resta che attendere, a votare non saranno certamente in molti, ma la disaffezione al voto fine a se stessa non porta e non porterà da nessuna parte. Negli anni, il disastro Italia ne è la conferma più fulgida, una sola cosa è risultata lampante, l’assoluta mancanza di consapevolezza e di identità. Non succede per caso che file di disonesti ed incapaci governino indisturbati una Nazione per oltre mezzo secolo, perché ciò possa accadere non deve esistere un solo briciolo di identità nazionale, non deve esistere la volontà di cogliere le opportunità per affrancarsi in via definitiva dai “venditori di ideologie” che incarnano la partitocrazia romanocentrica.

Ora più che mai bisognerebbe cogliere l’occasione per smetterla di sopravvivere all’ombra della politica partitocratica; bisognerebbe smetterla con l’arte di arrangiarsi e con la richiesta di elemosina ai partiti che hanno distrutto economia, società e morale del Paese. Quello che una volta di più è diventato irrinunciabile è il riappropriarsi della dignità di popolo, bisogna liberarsi dall’oppressione e dagli stereotipi convenzionali, la politica non è votare per questo o quel partito, tutti fautori del centralismo, la politica è costruire un futuro fatto di positività e certezze per i propri figli; la politica deve tornare ad essere democrazia e libertà e rispetto delle idee perché queste, a dispetto di chi ha sempre pronte accuse di comunismo, razzismo e fascismo, non hanno colore politico, ma quando sono buone, praticabili e slegate dalla partitocrazia romanocentrica, possono essere il propulsore per uscire dalla crisi, per dare all’Italia la forza di liberarsi dalla Nato, dall’Unione monetaria europea e per diventare, finalmente, una Repubblica Federale, libera e democratica.

Torre C.se 21 febbraio 2018

Il Segretario Federale

Paolo Bini

 

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