Perché lottare, perché non rassegnarsi a vivere o sopravvivere in questo Stato condannato alla bancarotta economica, morale e sociale?!
I più già lo fanno, basta vedere l’approccio alla politica degli italiani per rendersi conto che di lottare non ne ha voglia nessuno, o comunque troppo pochi perché la politica romanocentrica sia costretta ad un virtuoso ripensamento su ciò che sino ad oggi ha combinato e scombinato. Perché continuare a battersi contro la dittatura partitocratica quando alla maggioranza della popolazione italiota le cose vanno bene così?
E’ vero, ovunque è tutto un fiorire di lamentele, ma poi, al lato pratico nessuno ha voglia di schierarsi, nessuno ha voglia di rischiare nulla, anche quando da perdere non c’è più niente. Ovunque, ormai non c’è più nord o sud che faccia distinzione, è tutto un rigurgito di situazioni drammatiche, gente che non ce la fa più, che è costretta a vivere di espedienti, senza stipendio e senza pensione, magari con qualche elemosina statale che a mala pena consente di fare la spesa per i beni di prima necessità e comunque non consente nemmeno di far ricorso a cure mediche adeguate nel caso se ne avesse bisogno. Ciò nonostante il menefreghismo è imperante, più volte, praticamente sempre, quando mi capita di tenere un comizio o quando presenzio ad un dibattito politico, parte del pubblico, senza giri di parole, mi contatta per dirmi che la politica fa tutta schifo e che nulla si può cambiare democraticamente. Lo dicono convinti, con vemenza, da arrabbiati ed ancor più da arrabbiati mi lasciano quando gli rispondo che la politica italiana altro non fa che esprimere al meglio la volontà del popolo elettore. Quel popolo che è pronto a tutto solo a parole, ma che poi, lo fa dal lontano 1947, è solo capace di votare in cambio di promesse, cercando sempre di arrivare ad ottenere in cambio del voto il favore o la raccomandazione, insomma ciò che nel nostro Paese è ormai istituzionalizzato è l’accattonaggio elettorale. E’ brutto da dirsi, ma è la verità e se fa male la colpa non né mia, né di Italia Terra Celtica.
Quel che è dato vedere sono tutta una serie di segnali che inequivocabilmente denotano l’assoluta assenza del popolo italiano. Hanno cancellato la possibilità di andare in pensione da vivi, bene, nessuno fa niente, tutti che preferiscono aspettare in attesa di una possibile forma di elemosina che lo Stato potrà fargli. La sicurezza sul suolo patrio è praticamente inesistente, si rischia di essere rapinati, derubati, malmenati, stuprate e anche ammazzati, fra le mura domestiche, per strada, mentre si fa la spesa, mentre si passeggia in città o in campagna, anche qui, nessuno fa niente, lamentarsi pare sia meglio che impegnarsi per cambiare. La sanità pubblica è al collasso, affonda sotto un mare di debiti, non riesce più nemmeno a garantire un’ecografia, una Tac o una risonanza magnetica in tempi inferiori ai sei mesi, chi se ne frega, le cose importanti sono altre: l’abbonamento a Sky, a Premium, l’acquisto del cellulare all’ultimo grido, il televisore grande schermo e vai con le cose inutili. I diritti dei lavoratori non esistono più, ammalarsi o rimanere incinta pare siano diventati dei reati, non parliamo poi delle ferie che presto, nulla cambiando, dovranno essere consumate in ufficio o alla catena di montaggio e tantomeno parliamo degli stipendi, sempre più bassi e inadeguati al costo della vita, ma anche in questo caso, si storce il naso, ci si lamenta e poi si ringrazia la fortuna di avere una lavoro, che non garantisce nulla se non i quattro soldi utili unicamente per poter correre in qualche finanziaria ad indebitarsi, ma vuoi mettere la fortuna?
E allora, perché lottare, perché non rassegnarsi a vivere o sopravvivere in questo Stato condannato alla bancarotta economica, morale e sociale?
Semplice, per quel che mi riguarda la risposta è semplicissima, ho una famiglia alla quale tengo moltissimo, un figlio al quale vorrei regalare un futuro che gli possa offrire almeno le occasioni che ho avuto io, insomma, se la maggior parte degli italiani è disposta a non far nulla per i propri figli se non pietire elemosina e cercare di truffare il prossimo, io non sono fra quelli. Poi c’è Italia Terra Celtica e credo che i nostri militanti, tutti, siano mossi dai miei stessi motivi, senza contare che qui, su questa Terra, a non far nulla, a fare il bandito, a fare il disonesto, a fare del bene, ci si sta comunque una volta sola ed allora credo sia appena normale in questo mare scuro di anormalità, cercare di fare del bene.
Il Segretario Federale
Paolo Bini