Ci vogliamo tutti un gran bene e andiamo tutti a fondo
Non so se i più ci hanno fatto caso, da molti anni ormai è tutto un fiorire di associazioni umanitarie, migliaia e migliaia di persone dislocate su tutto il territorio nazionale che scendono dal letto la mattina con un solo unico scopo dichiarato: fare del bene. Le stesse ambulanze non sarebbero dotate di autisti e personale per il pronto intervento se non ci fossero i volontari, è così per la protezione civile, per le O.N.G., per regolare il traffico all’entrata e all’uscita delle scuole, per la raccolta di fondi in favore della ricerca medica e per la pulizia di boschi e spiagge. L’Italia è una nazione di volontari, tutti orientati, con le loro azioni, ad aiutare il prossimo ed a salvare l’ambiente. Vista così, la cosa è senz’altro positiva e degna di nota, farebbe pensare ad un Paese ottimamente amministrato, abitato da un popolo estremamente evoluto. Tradotto potrebbe essere così: Italia, Paese dove l’esempio che viene dall’alto sprona i cittadini a dare il meglio di sé.
Non vi è nessun dubbio, il nostro modello potrebbe essere esportato in ogni angolo del mondo e tutti ne avrebbero giovamento, nazioni splendidamente governate, conti pubblici in regola, lavoro per chiunque ne facesse richiesta, assenza di problematiche legate all’assistenza degli anziani e dei bisognosi, inquinamento inesistente, giudici, avvocati e forze dell’ordine quasi senza lavoro per mancanza di delinquenti, insomma, sarebbe un bel vivere, soprattutto qui da noi, in una delle Terre fra le più belle del pianeta, ma non è così! Le cose stanno ben diversamente nonostante Onlus e associazioni umanitarie di vario tipo e natura continuino a spuntare come funghi in ogni dove nella nostra Italia senza nemmeno il bisogno di condizioni climatiche particolari.
In passato abbiamo esportato molto del nostro sistema di vita, ma era mafia e nulla aveva a che fare con il volontariato a fin di bene e oggi, seppur i migliaia di volontari, ognuno nel suo campo, sono senz’altro mossi dalla buona fede, i vertici delle tante associazioni umanitarie che si prodigano sul territorio sembrano, quasi totalmente, mosse dall’unico scopo di fare business. Allo stesso tempo, anche i tanti che al mattino si alzano dal letto col solo unico scopo dichiarato di fare del bene non sembrano essere così immuni dall’individualismo esasperato che ha pervaso la nostra società. E’ vero o no che il numero dei poveri aumenta proprio a causa dell’individualismo? E’ vero o no che è l’individualismo a far percepire l’invecchiamento, non come una grazia o un dono di Dio, ma come un problema che pesa sui bilanci familiari e dello Stato? Insomma, va bene il volontariato, è una grande cosa ed ai volontari che ci mettono cuore e cervello deve sempre andare la gratitudine di tutti, ma pare che molti vivano il volontariato come scusa per uscire di casa o come scusa per se stessi e per i loro riprovevoli comportamenti quotidiani, per farla breve, da anni ormai ne parlano le cronache giudiziarie e scandalistiche, la nostra classe dirigente tutto trasmette fuorché il buon esempio ed a tutti i livelli della società, volontariato compreso, questo pare venga recepito e assorbito immediatamente.
Oggi non abbiamo esempi da esportare, quando l’Italia ancora non era Italia le potenze straniere facevano a gara per avere i nostri architetti, scienziati, pittori, poeti, matematici, musici ed anche la mano d’opera dei nostri operai e braccianti, il prodotto umano proveniente dalla Penisola italica era ovunque considerato di primo livello e oltre, oggi, da buoni imitatori del sistema di vita americano, siamo ridotti ai confini della civiltà, siamo vittime e carnefici della globalizzazione, ogni estate “italiani amanti della propria terra” riescono a distruggere l’ambiente dove vivono incendiando aree boschive che mai torneranno ad essere come prima. Le nostre città boccheggiano per l’avvelenamento dell’aria, le nostre acque sono piene di pesticidi usati in agricoltura e le nostre tavole imbandite si stanno trasformando in una minaccia per la salute dei commensali, ma credo che quasi tutti i lettori si siano già dimenticati della “mucca pazza”, o mi sbaglio?!
Comunque, certo che i più andranno a ravanare nella loro memoria per cercare di ricordarsi il cartone animato che avesse tale nome, non ho intenzione di sprecare una sola riga per narrare della sporca e assurda vicenda che in un recentissimo passato seminò la morte fra uomini e animali, d’altronde nell’epoca dell’uso sfrenato di internet, chiunque avesse voglia di farlo, può andare a cercarsi tutte le notizie che vuole sull’argomento. Quello che invece vorrei trasmettere alle tante migliaia di volontari impegnati quotidianamente sul campo ed anche ai milioni di italiani che nei social network individuano il loro campo di battaglia dove quotidianamente “scagliano la pietra e nascondono la mano”, è la necessità non più procrastinabile di scendere nell’agone della battaglia politica, non per “portare acqua” ai partiti romanocentrici che ci hanno, in cambio della tassazione più alta del mondo, donato questa Italia fallita economicamente, socialmente e moralmente, ma per andare a riprenderci il Paese che abbiamo l’imperativo morale di restituire ai nostri figli libero dal regime partitocratico, dalla mafia e dal dominio straniero imposto dall’Unione Europea e dalla Nato.
Il Segretario Federale
Paolo Bini