Qualunquismo, populismo e vigliaccheria, l’asse portante di questa Italia
Bene, abbiamo visto che nessuno è attrezzato per fare miracoli, Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino hanno già cominciato a tastare con mano quanto gli slogan da campagna elettorale non siano poi traducibili in fatti concreti quando si è circondati dalla partitocrazia romanocentrica che anche loro rappresentano al di là delle buone intenzioni dichiarate ed alle quale noi siamo addirittura propensi a credere. Non abbiamo mai messo in discussione la buona fede delle due sindachesse pentastellate, però, lo stesso non ci sentiamo di fare per il Movimento 5 stelle. Qualunquismo e populismo sfrenato pagano nel breve e probabilmente, grazie alla cecità politica del popolo italiano, ampiamente dimostrata ogni volta chiamato a scegliere la propria classe dirigente, pagheranno ancora alle prossime elezioni politiche e regionali, ma esattamente come accadde per la Lega di Bossi e per l’Italia dei Valori di Di Pietro, poi, alla lunga, serviranno solo a creare negli elettori rabbia e senso d’impotenza. Le condizioni del Paese sono devastanti come non mai, mentre scrivo lo spread ha superato i 200 punti, ma non c’è Berlusconi al governo e quindi può arrivare dove vuole senza che a nessuno freghi più niente. I dati ufficiali ci dipingono un Paese allo stremo, ma quelli reali sono ancor più impietosi, la disoccupazione è dilagante e va di pari passo con l’aumento della delinquenza. Lo stato sociale è solo più un ricordo, versare mensilmente l’Inps è rimasto obbligatorio, ma andare in pensione è diventato una chimera, un miraggio inarrivabile per la quasi totalità dei lavoratori del privato, già a cominciare da quelli che hanno compiuto 55 anni, per quelli più giovani, invece, non esiste più nemmeno la minima speranza. La sicurezza, sempre molto scarsa in Italia, oggi è praticamente inesistente, le forze dell’ordine vengono quasi esclusivamente impiegate per far multe ai cittadini, ma guai pensare che possano rendersi utili contro l’imperversare delle rapine, dei furti, delle truffe e dello spaccio di stupefacenti. La scuola ricalca tutto il resto, il declino che sta vivendo è quasi verticale e quel che è peggio, è inarrestabile. La sanità pubblica, poi, esiste ancora? Se si hanno problemi di salute, guai a non avere pensato a farsi un’assicurazione, il malato rappresenta per le Regioni e per lo Stato solo un costo, tutto va a gonfie vele finché sta bene e paga le tasse, poi, al di là delle chiacchiere e della solidarietà pelosa, se muore, magari senza nemmeno riuscire ad andare in pensione, sono tutti più contenti.
Questa è l’Italia che vogliamo?
E’ davvero questa, o siamo arrivati a questo punto di indecenza per sola vigliaccheria?!
E’ importante trovare il coraggio per rispondere, soprattutto per rispondersi, perché se anche quello viene meno e si cerca di trovare l’ennesima scusa con se stessi per non aver mai fatto niente e per continuare a non fare niente, allora vuol dire che ci si merita quello che si ha, vuol dire che dei propri figli non interessa nulla e che si continuerà a votare chi promette di più e per chi urla più forte. Vuol dire che noi non avremmo mai nessuna chances, ma questo sarebbe il meno, soprattutto significa che il popolo italiano preferisce bearsi della propria ignoranza e della propria arroganza convinto di avere sempre ragione, anche quando i fatti, inequivocabilmente, farebbero riflettere non poco, chiunque avesse terminato completamente l’evoluzione da scimmia a uomo!
Il Segretario Federale
Paolo Bini