FORGOT YOUR DETAILS?

Odio e insulti non portano a niente, salvano la partitocrazia e peggiorano il Paese

by / venerdì, 13 gennaio 2017 / Published in Politica e riforme

Sono da pochi giorni rientrato alla “base”, sono stato un po’ in giro per il Paese, ho cercato per quanto possibile di far conoscere il progetto Italia Terra Celtica, ho cercato di spiegare negli incontri avuti con la popolazione che nulla di buono può essere costruito in alternativa alla partitocrazia romanocentrica se alla base della protesta c’è l’odio. Obbiettivamente, credo di non esserci riuscito. E’ troppa la rabbia, la delusione della gente e quel che è peggio è che tutta questa rabbia e delusione sia incanalata, politicamente, per regalare alla gente nuova rabbia e delusione. Gli italiani non cercano risposte e soluzioni, bensì promesse e ancor meglio se promesse urlate. Vedete, noi abbiamo sempre fatto della progettualità la nostra forza maggiore e là dove i nostri sindaci sono chiamati a servire la cittadinanza, proprio perché non hanno mai seminato odio e promesse inarrivabili, sono riusciti a godere, dopo la prima elezione, sempre difficile, di riscontri elettorali quasi plebiscitari.

La politica romanocentrica negli anni ci ha regalato governi a dir poco vergognosi e parallelamente è sempre riuscita a costruire, ad uso e consumo degli elettori più incazzati, anche le valvole di sfogo, che non a caso non sono mai servite a niente se non a regalare l’illusione agli italiani di potersi opporre al regime partitocratico. Abbiamo visto all’opera il “Partito Comunista” di Berlinguer, la “Lega Nord” di Bossi, “l’Italia dei Valori” di Di Pietro ed ora è la volta dei “5Stelle” di Grillo, quanti sogni e speranze gli italiani hanno riposto in questi partiti e in questi leader politici? Tanti, addirittura troppi, se è vero come è vero, che poi ai sogni e alle speranze sono succedute delusioni profonde. Delusioni che negli ultimi tempi sono andate a falcidiare l’affluenza alle urne degli elettori, che a stento in elezioni importanti quali quelle politiche, regionali e per i sindaci delle grandi città, hanno superato il 50% degli aventi diritto al voto. Ciò che io vedo di profondamente sbagliato è l’approccio dei più alla politica, da questa tutti vorrebbero ottenere qualcosa, meglio se immeritato, quasi volessero vendetta, attraverso il voto, per tutte le angherie sopportate, per le tasse troppo alte pagate, per lo stipendio che non basta più per niente e per mille altre cose che poi, a ben riflettere, altro non sono e non sono state che il frutto di anni e anni di voti dati a chi prometteva di più senza avere alle spalle nulla che potesse essere definito progetto.

Credo sia ora di finirla di votare “contro”, di recarsi alle urne spinti dalle urla di chi negli anni ha promesso la rivoluzione proletaria piuttosto che la Padania o il debellamento della corruzione ed ora il reddito di cittadinanza e la gogna per i banchieri. Credo sia ora di spingersi oltre, di spendere un po’ di tempo per leggere, per informarsi, per capire se dietro le urla contro i politici corrotti o incapaci, contro gli extracomunitari, le tasse e l’immigrazione clandestina, poi, esiste un progetto. Credo che nuove delusioni e incazzature altro non faranno che il bene del regime partitocratico, seppur credo che questo possa e debba essere abbattuto, ma a farlo non saranno certamente coloro che, probabilmente, nemmeno esisterebbero in politica se non fosse stata proprio la partitocrazia romanocentrica a dargli modo di esistere.

Continuiamo a passare da una presa in giro ad un’altra, eppure, basta approcciarsi ad un qualsiasi social network per rendersi conto che a farla da padrone non sono le proposte, i progetti ed i programmi, ma gli insulti e le promesse, quelle non mancano mai, nell’ultimo mezzo secolo si è sentito di tutto, si è fatto poco o niente, spesso quel poco sarebbe stato meglio non fosse stato fatto e nonostante tutto, eccoci ancora qui, ora con l’aiuto di facebook e twitter, a scambiarci insulti ed a mettere orgogliosamente in risalto un’ignoranza politica, forse, unica al mondo. Non solo, noi che questo modo di fare lo abbiamo sempre rifiutato, noi che abbiamo sempre cercato di proporci come alternativa al regime partitocratico romanocentrico senza ricorrere a urla, strepiti, insulti e promesse, spesso siamo stati e veniamo insultati da chi, sentendosi di “destra” ci accusa di essere di sinistra e da chi, sentendosi di “sinistra” ci accusa di essere di destra. L’apoteosi di un popolo che sta viaggiando verso la sua cancellazione orgogliosamente tronfio di ciò che non sa e che si rifiuta di sapere perché, basta leggere ciò che in tantissimi lanciano nella “rete”, è convinto di sapere già tutto! Non è forse vero che gli italiani sono riusciti a passare gli ultimi 20 anni sentendosi promettere l’abbassamento delle tasse dai loro paladini politici? E non è forse vero che nel frattempo per effetto di tante e tali promesse queste sono aumentate a dismisura facendo crescere il gettito tributario dell’88%, che tradotto in soldoni significa maggiori entrate per l’erario da 258 a 486 miliardi di euro?

Non è forse vero che un grande professore bolognese, al secolo Romano Prodi, aveva promesso che l’euro avrebbe portato più ricchezza? Quanto furono profetiche le sue parole “Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”?

Fin dove arriva la memoria di chi fa dell’insulto il suo hobby se non addirittura la sua professione? Ci arriva almeno al governo Monti, quello che ha cancellato il diritto alla pensione ad un’età che non sia prossima alla morte? Se così è, come dimenticarsi degli slogan del plurilaureato proveniente dalla Bocconi, quelli definiti dallo stesso “impegni ineludibili”: Saremo duri coi forti e comprensivi coi deboli o Giù le tasse se pagano tutti”? E le parole del suo eminente ministro Corrado Passera Niente aumento dell’Iva né patrimoniale”? Che effetto hanno nella memoria di chi ora, dopo aver combattuto in “prima linea” la “crociata referendaria” per l’abbattimento del governo Renzi, trovandosi adesso come primo ministro un Paolo Gentiloni che al meglio rappresenta l’occupazione partitocratica delle istituzioni, si ritrova un’Iva al 22%, ma che promette di passare al 23% entro breve?

Di tutto e di più, da noi si può dire qualsiasi vaccata e tutto viene digerito dal corpo elettorale, che però rimane estremamente allergico alla progettualità e alle riforme istituzionali. Gli italiani hanno fatto da sempre questa scelta, loro vogliono le promesse, i progetti vanno bene negli altri Paesi, da noi No! Da noi si preferisce perire sotto una montagna di promesse piuttosto che mettersi in testa che è il nostro “sistema Paese” a zavorrare la produttività e gli investimenti, inevitabilmente schiacciati da un’enorme peso di fardelli burocratici e politici, da migliaia di incapacità tecniche e gestionali e da una corruzione, che le cronache, ci informano essere la più alta nel mondo occidentale.

Ora, mentre è in atto l’ennesimo linciaggio nei confronti dell’ennesimo politico colto a raccontar balle, Valeria Fedeli che, proveniente da lunga militanza in CGIL, si era omaggiata di una finta laurea ottenuta dopo un mancato diploma, io credo sia ora, una volta di più, di smetterla con gli insulti, d’altronde esimi laureati hanno dimostrato con i fatti di non meritare la laurea di cui facevano sfoggio sulle pareti del loro studio e poi, credo sia ampiamente dimostrato che questo modo di fare e di intendere la politica non abbia mai contribuito a migliorare l’Italia, anzi! Credo sia ora di mettere sul tavolo dei progetti che portino alla necessaria e non più procrastinabile riforma federalista del Paese e con essa alle altrettanto non più eludibili riforme del sistema tributario, di quello sanitario, della giustizia e della scuola, credo che si debba partire da questo, da qualcosa di vero, niente può essere costruito sull’odio e sugli insulti.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

Lascia una risposta

TOP