IL FALLIMENTO E’ ALLE PORTE, GLI ITALIANI COSA FANNO?!
Credo che ormai non sfugga più a nessuno, almeno a coloro ancora in grado di fare la semplice addizione “1 + 1”, il nostro Paese corre veloce verso l’inevitabile fallimento.
Fallimento che si tradurrà nella riduzione in miseria di milioni di italiani, molti dei quali, vista la loro attuale condizione economica, oggi pensano di essere immuni da qualsiasi tracollo finanziario ed economico. Credono che a loro non possa mai toccare di non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena; credono che il nostro sia solo uno sterile allarmismo e quel che è peggio, credono che ai tanti che ad oggi è capitato di vedersi annientare i risparmi da banche in dissesto finanziario o ai tanti che hanno dovuto abbassare definitivamente le serrande della loro attività, le cose siamo andate male solo perché sprovveduti o incapaci di gestirsi. Presto, continuando nella loro supponente cecità, saranno costretti a ricredersi, il fallimento dell’Italia, la sua bancarotta, non è allarmismo ingiustificato, purtroppo è cosa certa, certa e così continuando, inevitabile!
Il “Financial Times”, il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito ed uno dei più antichi, autorevoli e letti del mondo, recentemente ha titolato: “L’Italia sarà la prossima a crollare”. Secondo gli inglesi a cadere per prima sarà Roma, già osservata speciale con le banche in piena crisi di sofferenze, il debito pubblico in perenne aumento, le difficoltà innumerevoli sul fronte del welfare e la prossima , possibile, incertezza politica in arrivo in autunno a seguito del referendum per la riforma costituzionale. Renzi ha fallito su tutti i campi e credo dispiaccia al mondo, che una città come Firenze, che ha dato i natali a grandi artisti, ingegneri, scienziati, scrittori, economisti e politici, possa aver espresso un personaggio di così basso lignaggio. Comunque, è palese, il “Fondo Atlante”, creato da banche e governo per cercare di aiutare il sistema finanziario italiano e ridurre i crediti deteriorati in circolazione, ha miseramente fallito. Ad oggi, per quel che è dato sapere, solo Intesa Sanpaolo S.p.A. e Unicredit hanno assegnato al fondo circa un miliardo di euro ognuna, gli altri istituti di credito, le fondazioni bancarie e la Cassa Depositi e Prestiti, che avrebbero dovuto partecipare, ognuna con 500 milioni di euro, non si sa se l’abbiano fatto. Quel che è certo, però, è che tanti, troppi italiani hanno perso i loro risparmi e ciò, nonostante le continue rassicurazioni provenienti dal governo. Pensare che le quattro banche, capaci di regalare quest’ultimo dispiacere ai loro correntisti, erano già state commissariate: la Banca d’Italia aveva destituito i loro amministratori mettendo al loro posto commissari straordinari. La Cassa di risparmio di Ferrara era commissariata dal maggio 2013, la Banca delle Marche dall’ottobre 2013, la Cassa di risparmio di Chieti dal settembre 2014, la Banca popolare dell’Etruria e del Lazio dal febbraio del 2015 e molti loro piccoli risparmiatori avevano già visto una parte del loro gruzzolo trasformarsi gradualmente in carta straccia, ma a Roma tutti muti. Il tempo per legiferare contro chi lavora lo trovano sempre; il tempo per apparire davanti ai microfoni, promettere e pontificare, anche; il tempo per mettere a punto sanzioni assurde contro commercianti, liberi professionisti e artigiani, sempre additati quali potenziali evasori fiscali, non se lo fanno mancare, ma di intervenire contro chi aveva dimostrato con i fatti di essere un bancarottiere e non un banchiere, quello non l’hanno trovato e credo, non lo troveranno mai con buona pace di chi ancora si sente sicuro e tutelato da questa classe politica. Oggi, poi, con le nuove regole sul “bail in”, che introducono norme atte a circoscrivere il salvataggio della banca ai membri interni senza coinvolgere, come fatto in passato, l’intera comunità dei contribuenti, il raggio d’azione del governo è ancor più limitato e se prima era come se non ci fosse, ora, tutti sono avvertiti, o la banca chiude, o toccherà ai correntisti fare la colletta per salvarla e consentire ai “banchieri” che l’hanno portata al fallimento di continuare a fare i banchieri e incassare i loro lauti premi e stipendi. La follia! Certo, noi questa situazione l’avevamo prevista da anni, 10 anni e nessuno ci ha mai dato retta, non la politica e non chi la politica la fa col voto, ovvero gli italiani. Ora il messaggio arriva forte dall’Inghilterra, ma stavolta il “Financial Times”, come più volte avvenuto in passato, non ha parlato male di Berlusconi e quindi, nessun risalto è stato dato alla notizia, esattamente come nell’ottobre del 2013, non fu data alcuna importanza allo studio che arrivava dalla “London School of Economics” e che si concludeva così: “Dell’Italia non rimarrà nulla, in 10 anni si dissolverà”. Non solo, lo studio dei britannici, fra le tante cose ed i tanti dati riportati, quasi incredulo, diceva: “Gli storici del futuro, probabilmente, guarderanno all’Italia come ad un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni ad una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampante terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale…..”
Cos’altro aggiungere, hanno detto tutto loro, la cosa incredibile e che gli italiani continuano imperterriti a non fare nulla.
Il Vicesegretario Federale
Panero Davide