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Tutto è rinviato a dopo il referendum, ma che Paese siamo?!

by / giovedì, 11 agosto 2016 / Published in Economia e lavoro

Ma che Paese siamo?! Che fine ha fatto il governo?! I Consigli dei ministri non durano più di mezz’ora e si occupano solo di strategia della comunicazione. Le Camere sono in preda al caos più completo e non è un caso che il decreto Enti Locali sia arrivato in Aula con il si del Ministero del Tesoro pur essendo senza copertura, tutto è rinviato ad autunno, rigorosamente dopo il risultato del referendum costituzionale che ad oggi, però, ancora non è dato sapere quando si terrà. Forse Renzi e i suoi seguaci non lo sanno, ma l’autunno inizia il 23 settembre e finisce il 21 dicembre, quindi, sarebbe più che opportuno se in agosto sapessero indicare una data, i referendum vanno organizzati, il cittadino a cui si chiede di esprimersi in merito alla riforma del Senato va informato e, soprattutto, non si può paralizzare la Nazione in attesa del voto d’autunno.

Ormai ovunque l’Italia si copre di ridicolo, vista la capacità decisionale del nostro governo e visti i risultati disastrosi ottenuti in campo economico e occupazionale, si potrebbe tranquillamente rinunciare alla sovranità nazionale, tanto in Italia comandano tutti meno che gli italiani. Mandiamo i nostri soldati in ogni dove lo chiedano gli Stati Uniti d’America, concediamo le nostre basi aeree affinché francesi e americani possano meglio distruggere la Libia, ovviamente in nome della “democrazia” e della “libertà” e in ultimo, cosa assurda ma vera, a gestire la trattativa sul “bail-in” e sul credito con l’Unione Europea non inviamo il nostro Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, non un viceministro, non un sottosegretario, bensì il sig. Alessandro Rivera che di lavoro fa il burocrate, nel dettaglio, il capo della direzione “Sistema bancario del Tesoro”.

Tutto è fermo, il ritornello è il solito “Se ne parla dopo il referendum”, ogni decisione è rinviata! Dalle banche agli enti locali, dalle tv alle infrastrutture, alle nomine è tutto un “meglio fare domani quello che si dovrebbe fare oggi” e così, mentre la gente si trastulla sotto gli ombrelloni o passeggia in montagna, mentre le olimpiadi, il calciomercato e le amichevoli estive occupano quasi completamente le pagine dei giornali e gli spazi televisivi, immancabile arriva il taglio alle previsioni di crescita del Prodotto interno lordo italiano per il triennio 2016-2018. Dopo Banca d’Italia, infatti, anche il Fondo Monetario Internazionale e Fitch Ratings rivedono al ribasso le previsioni del nostro variegato governo composto da geni, professori e giovani politici di belle speranze e così, anche la ridicola stima al rialzo del governo Renzi, che aveva previsto un +1,2% per quest’anno, un + 1,4% nel 2017 e un + 1,5% nel 2018 va a farsi benedire. Sul banco degli imputati, neanche a dirlo, finisce la nostra politica fiscale, responsabile, secondo chi ha rivisto al ribasso le stime del pil italiano (+ 0,8% per il 2016, + 1,00% per il 2017 e +1,1% per il 2018) di provocare dei veri e propri “choc finanziari” alle famiglie ed alle imprese. Tradotto, secondo Banca d’Italia, F.M.I. e Fitch, il differenziale fra i risultati del nostro Paese e il resto dell’Eurozona sono destinati ad ampliarsi, ovviamente in senso negativo per noi.

L’autunno, ahimè, non ci porterà in dote solo il tanto nominato referendum costituzionale, ma ci porterà ulteriore disoccupazione e pericolosa incertezza sul fronte bancario e tutto questo con buona pace di chi continua a credere alle parole del Premier e dei suoi accoliti e di chi pensa possa bastare un “Grillo urlatore” per sistemare le tante cose che in Italia non vanno e che mai nessuno ha cercato di sistemare per le colpevoli scelte compiute dal più distratto popolo elettore del mondo: l’italiano!

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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