Aspettare non serve, la partitocrazia si è mangiata la democrazia!
Allora, le elezioni amministrative sono da poco passate, il movimento di Grillo è riuscito a spazzare via il centro-sinistra da Roma e Torino e la Lega Nord, incredibile ma vero, è riuscita nell’impresa di perdere Varese dopo 23 anni di governo ininterrotto. La Lombardia, così, grazie alla politica del “guerriero” Salvini, ha consegnato nelle mani del centro-sinistra tutti i suoi capoluoghi con buona pace di chi crede che la dispensazione d’odio possa tradursi in voti e successi elettorali. Ora, non è che il risultato delle urne ci renda particolarmente felici, il dato forte su cui nessuno pare volersi soffermare è l’astensionismo, oramai è difficile trovare un comune dove gli aventi diritto al voto si rechino ai seggi in una percentuale pari o superiore al 50%.
Le percentuali dei vincitori, come dei perdenti, sono palesemente drogate dal rifiuto degli elettori, che stanchi di essere presi in giro, non vogliono più, attraverso il voto, rendersi complici e mandanti di questa classe politica.
Gli italiani, a grande maggioranza, non credono più nella partitocrazia romanocentrica, hanno voglia i grillini a gridare alla vittoria, Salvini a dire che non ha perso e Renzi a sottolineare che in fondo il centro-sinistra non è andato male, quello che è chiaro, è che gli elettori, per non sbagliarsi, hanno preferito starsene a casa.
Comunque è andata, ora vedremo, mentre i “mal di pancia” all’interno dei pentastellati si stanno trasformando in un male cronico, quanto sarà brava Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino. Noi, da sempre l’abbiamo detto, crediamo poco nella “cura Grillo”, ma speriamo vivamente di sbagliarci e di poter plaudire i 5 stelle nelle loro azioni di governo cittadino. Ora a far paura è l’azione del governo centrale, che pare voler soffocare ogni dissenso e qualsiasi pulsione di ribellione al sistema partitocratico con leggi e leggine che praticamente vietano di esprimere liberamente il proprio pensiero. Siamo diventati la patria del “questo non si può dire” e “questo non si può fare”, non perché l’abbia consigliato un qualche dottore, ma perché il nostro Parlamento ha ormai imboccato una pericolosa china totalitaristica che, nulla cambiando, porterà presto il Paese, fra un’assordante mancanza di contestazione, al totale fallimento.
Gli italiani mugugnano, ma hanno paura a schierarsi in prima fila nella lotta alla partitocrazia romanocentrica. L’Italia è ormai diventata una fabbrica di disoccupati, le casse dell’Inps sono state e continuano ad essere razziate dalle super pensioni di cui godono tutti coloro che negli anni hanno contribuito attivamente all’affondamento del Paese; la sicurezza ormai non esiste più e poco conta se fino ad oggi siamo stati risparmiati dagli attentati, anche perché nel frattempo non ci siamo fatti mancare niente: treni che deragliano causando 25 morti e 50 feriti; rapine, furti e aggressioni che non risparmiano più nessuno; intere città consegnate nelle mani della malavita organizzata con le forze dell’ordine utilizzate, non per aiutare i cittadini, ma come deterrente contro chiunque non volesse accettare di farsi rapinare, derubare e massacrare di botte.
Ora crediamo non sia più il tempo di pensare a cosa potrebbe accaderci se a questo stato di cose ci ribelliamo, piuttosto, crediamo sia ormai indispensabile dire basta! La politica deve tornare nelle mani dei cittadini, le persone perbene devono assolutamente riappropriarsene, diversamente ci si deve accontentare di farsi “mangiare” tutto dallo Stato, da questo Stato romanocentrico che ha sostituito la democrazia con la partitocrazia.
Il Segretario Federale
Paolo Bini