Renzi il Genio delle bischerate
Vi ricordate quelle favole dove, come per incanto, il personaggio principale nel momento di difficoltà estrema s’imbatteva in una magica lampada che, sfregata a dovere, partoriva il GENIO? Sono certo di si e se vi ricordate, non esisteva GENIO che non fosse disposto ad esaudire almeno tre desideri, poi, c’erano i più “fortunati”, quelli che si imbattevano in GENI disposti a vivere al loro servizio solo perché avevano avuto il merito di trovare la lampada magica. Erano, però, i GENI più pasticcioni, quelli capaci di capire “Roma” per “toma”, quelli che riuscivano a fare più danni che miracoli, non necessariamente perché cattivi o subdoli, ma spesso perché incapaci o tardi di comprendonio.
Bene a noi italiani, pur non vivendo in una favola, è capitato un GENIO di quest’ultima specie. Il momento era delicato, anzi delicatissimo, prima Monti e poi Letta avevano fallito miseramente, le loro menti illuminate non erano servite ad altro se non a peggiorare sensibilmente le condizioni del Paese ed allora, la “sfacciata fortuna” di noi italiani, ci regalò il GENIO dei GENI. Lo trovò in quel di Firenze, Giorgio Napolitano, che senz’altro passerà alla storia come uno dei “migliori” Presidenti della Repubblica italiana, toccò a Lui il complicato compito di convincerlo che tanta e tale genialità di cui gli era stato fatto dono da una combinazione astrale più unica che rara doveva essere messa al servizio della Nazione. Il GENIO Renzi non si trovava in una lampada magica, non ci fu bisogno di sfregamenti particolari, lo si trovò in Piazza della Signoria all’interno di Palazzo Vecchio, già residenza del grande Cosimo I° de’ Medici, lì svolgeva le sue mansioni di Sindaco che ora, a conti fatti, non sembra aver svolto proprio magnificamente. Ma questa è un’altra storia, quel che conta è che lui accettò. Subito gli fu fatto dono della campanella magica da Enrico Letta che però non mostrò grande simpatia per il GENIO fiorentino, tanto che nel lasciargli la poltrona dorata di Capo del Governo non gli strinse neanche la mano. La cosa non impedì comunque ai media nazionali di presentare Matteo Renzi come il super GENIO che avrebbe salvato la Patria, come la grande eredità di inestimabile valore che Napolitano aveva voluto lasciare agli italiani prima di scendere dal Colle e abbandonare il Palazzo del Quirinale.
Renzi mostrò subito di che pasta era fatto, non fece mancare citazioni di personaggi famosi e ragionamenti filosofici di tanta e tale acutezza da relegare immediatamente uno come Voltaire fra i filosofi di “serie B”. C’era da fare il miracolo, esaudire i desideri degli italiani, che prima di tutto chiedevano certezze, lavoro e sicurezza. Una cosa da niente per chi si era inventato la “Leopolda”, una bazzecola per chi, da giovanotto di belle speranze, aveva affinato la sua genialità partecipando alla “Ruota della Fortuna” di Mike Bongiorno.
Neanche a dirlo, l’uomo eletto dal popolo sinistrato alla guida del Partito Democratico attraverso l’originale, ma ingegnoso scambio: “un voto per due euro”, si mise subito al lavoro. Le richieste di certezze e lavoro erano al primo posto, l’Italia era in recessione, l’ultimo governo Berlusconi e poi, quelli guidati da Monti e Letta, avevano ridotto il Paese in uno stato semicomatoso e Renzi da lì volle cominciare, s’inventò una magia e la chiamò “jobs act” e subito l’economia italiana cominciò ad affondare a maggior velocità, la disoccupazione peggiorò del 4% e il debito pubblico salì di ben sei punti percentuali rispetto al prodotto interno lordo, la prima genialata era fatta!
Matteo, però, la giudicava buona ed efficace e con tutti si vantava di aver garantito un impiego stabile a migliaia di lavoratori a tempo determinato e così non perse tempo per occuparsi della sicurezza, già l’Italia era tristemente nota per essere la patria della mafia, della camorra e dell’ndrangheta, ma ora, dopo che il GENIO gigliato dedicò la sua attenzione alla giustizia, il nostro Paese è divenuto l’unico al mondo dove esiste un solo modo per finire in galera: difendersi dai ladri, dai rapinatori e dagli assassini, da noi le ragioni stanno sempre dalla parte di chi delinque!
Insomma, non un grande risultato per un GENIO e sia chiaro che non vogliamo infierire, omettiamo di parlare di altre genialate renziane quali la “Buona scuola”; l’elemosina di 80 euro elargiti mensilmente ai più poveri attraverso criteri a dir poco discutibili; la nuova legge elettorale latineggiante denominata “Italicum”; l’impianto, che quasi nessuno ha capito, del referendum costituzionale di ottobre; l’aver ulteriormente rimandato l’abolizione del rimborso elettorale ai partiti e nell’insieme, l’aver contribuito più di altri o al pari dei peggiori Presidenti del Consiglio che abbiamo avuto, a fare dell’Italia, non uno Stato ma una macchietta ispiratrice di barzellette per tutti i popoli d’Europa e del mondo.
Che dire, sarebbe meglio farla finita con i GENI, anche con quelli lasciatici in eredità da Giorgio Napolitano e poi, basta! Di bischerate scecherate con dichiarazioni profetiche non se può davvero più!
Il Segretario Federale
Paolo Bini