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Italia, patria dei “diritti”

by / venerdì, 08 aprile 2016 / Published in Giustizia e società

Credo che ormai l’informazione ufficiale, tanto per capirci, quella che entra nelle nostre case attraverso i telegiornali ed i vari talk show di diversa natura, oltre che quella che ci riserva gran parte della carta stampata, sia cosa da prendere nella stessa considerazione che normalmente si è abituati a dare a notizie del calibro: “Ho visto un asino volare” o “Statene certi, sono sicuro che quel cormorano ha mangiato uno squalo”. Quello che reputo certo, ad esempio, è che in questo clima di caccia alle streghe, pardon, di caccia all’evasore fiscale, si stia cercando di dirottare lo sdegno del cittadino dalle ruberie, dalla corruzione e dall’incapacità della politica romanocentrica verso il cattivone, l’irresponsabile e il profittatore che non ha pagato quanto dovuto di tasse ed ha portato i suoi capitali verso lidi esteri fiscalmente meno esigenti. Tradotto, le cose non funzionano, non perché i nostri politici fanno schifo, ma perché qualcuno ha cercato di fuggire da questo schifo portandosi, come chiunque avrebbe fatto, cacciatori di evasori fiscali compresi, i propri soldi con sé. Sia chiaro, già ne ho scritto e già più volte l’ho detto, noi non siamo quelli che proteggono gli evasori fiscali ed a questi non vogliamo fornire né scudi, né scuse, però, deve essere altrettanto chiaro che l’Italia è prossima al default non perché, chi ha potuto, ha cercato di mettere al riparo almeno i propri denari, bensì, perché ad essere onesti, dal dopo guerra ad oggi, non è menzionabile una sola scelta politica dei vari governi romanocentrici che si sono succeduti, che possa essere ricordata come necessaria o positiva per l’economia del Paese. Ancora oggi l’elettorato viene cercato, non attraverso scelte polito-economiche coraggiose, che so, l’abbassamento delle tasse al 30%, dell’I.V.A. ad un livello massimo del 7% sui beni di consumo e del 2% sulla casa, del taglio del 50% delle tasse sul lavoro e della cancellazione di quelle sugli straordinari, no! Nossignori, ancora oggi, come già 60 anni fa, in Italia si cerca il voto promettendo sovvenzioni, agevolazioni, sconti, posti di lavoro e tutta una miriade di cose che normalmente si risolvono nel nulla di fatto o, come è stato per anni, facendo solo due esempi, nella possibilità per alcuni di andare in pensione dopo soli 15 anni di contributi o come oggi, negli 80 euro di elemosina renziana, tutte cose che, certo hanno portato e porteranno voti, magari anche delle persone che si indignano quando qualcuno cerca di porre rimedio a tale scempio portandosi via i soldi, ma certamente, tutte cose che hanno contribuito e contribuiscono all’impoverimento del Paese.

Non è con gli spot pubblicitari e con le promesse roboanti che si governa, l’Italia è un Paese bellissimo, dalle immense possibilità, si tratta di renderlo appetibile, prima di tutto agli italiani, quindi, più che mai, la politica del “chi promette di più” deve essere cestinata e deve lasciar spazio alla politica dei fatti, a una politica nuova, fatta di speranze da tradurre in certezze, ma questo lo possono fare solo gli elettori, noi ci possiamo mettere il progetto, l’onestà e l’impegno, gli italiani ci devono mettere cuore e cervello.

Siamo diventati il Paese dove tutto è un diritto, salvo poi scoprire che tutti questi diritti, dispensati a piene mani a chi non ha mai versato un centesimo nelle casse dell’erario, sono garantiti dalle tasse, oltremodo alte, che pagano i cittadini a cui vengono negati diritti essenziali quali quello alla pensione ad un’età non prossima al morte; alla sicurezza, ormai evanescente addirittura fra le mura domestiche; all’istruzione e all’assistenza sanitaria. C’è chi protesta perché vuole la casa, ovviamente pagata da altri, chi la casa di altri occupa senza pensarci due volte; chi ruba e assalta abitazioni perché anche mangiare è un diritto; chi rivendica assegni e sussidi di mantenimento perché ha perso il lavoro, non l’ha mai avuto, non l’ha mai cercato o è un rifugiato politico, tutti vogliono qualcosa ed a tutti, la politica romanocentrica una risposta la dà, ovviamente, meno a chi paga tutti questi diritti e con essi, se vuole una casa, anche il mutuo o l’affitto. Quello che è dato vedere è uno Stato che già da tempo immemore ha tracciato un solco, da una parte ci sono quelli che urlano e strepitano, non fanno niente a parte dei danni, ma vanno ascoltati; dall’altra ci sono quelli che lavorano, pagano le tasse, mugugnano, ma poi, incredibile ma vero, col loro voto mantengono questo stato di cose e questi vanno puniti, trattati, come ovvio, come gli ultimi degli imbecilli.

Fa male, probabile, ma noi, a differenza dei partiti romanocentrici, che campano sul voto dei gonzi, non riusciamo a complimentarci con chi, per cecità politica, menefreghismo, arroganza e supponenza, ha lasciato che l’Italia venisse distrutta da uno stuolo di politici incapaci, inadatti e, come spesso informano le cronache, ladri e corrotti.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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