Usciamo dalla rassegnazione, prendiamoci ciò che ci spetta
Credo che a voler essere oneste, senza cercare sempre scuse o voler sempre attribuire ad altri le colpe di ciò che ci accade, o di ciò che non riusciamo a fare, si possa dire che la vita, nel bene e nel male ed è così anche per i maschietti, risponde sempre alle nostre richieste. E’ questo il motivo per cui bisognerebbe imparare a unificare piuttosto che separare, non contano le cose positive o negative in quanto tali, tutto, se ci si fa caso, diventa esperienza ed è per questo che anche dalle cose negative si possono e si devono trarre dei vantaggi.
Da epoca immemorabile, le società si sono poggiate sulla forza morale delle donne. Ciò nonostante, benché il fondamento morale offerto dalle donne si sia spesso rivelato un contributo di straordinario beneficio al bene comune, forse, proprio a causa della sua importanza, è spesso stato sminuito e non apprezzato, tanto che l’uomo, mostrando tutta la sua debolezza, per determinarne l’inferiorità sul piano giuridico, economico e civile, per escludere la donna da tutta una serie di diritti e attività, è spesso ricorso a motivazioni in tutto o in larga parte prive di ogni presupposto quali l’inferiorità fisica, la troppa emotività e la scarsa capacità logica. Ciò che gli veniva riconosciuto era il ruolo predestinato di madre, di allevatrice della prole all’interno della famiglia e di esecutrice delle faccende domestiche, sempre subordinata al capofamiglia, era discriminata rispetto agli uomini nelle successioni ereditarie, non poteva amministrare il suo eventuale patrimonio personale, né contrarre obblighi giuridici senza il consenso del padre o del marito e ovviamente, restava esclusa da qualsiasi carica pubblica.
Molta acqua è passata sotto i ponti, le cose sono cambiate, le donne hanno dovuto e saputo affrontare lotte molto dure e in gran parte del mondo occidentale, almeno sulla carta, oggi hanno gli stessi diritti e doveri dell’uomo, ma come spesso accade, le grandi vittorie possono in parte divenire delle sconfitte. Più volte ho già denunciato la cosa e non mi tiro certo indietro dal farlo ancora, la donna nella sua straordinaria rivoluzione, per quanto riguarda la sua integrazione in quella società che fino a quel momento l’aveva messa alla corda, ha lasciato molto di sé per strada, è cambiata moltissimo, si è snaturalizzata sino, in troppi casi, a perdere il contatto con sé stessa. Il modello maschile è diventato il suo punto di riferimento tanto da nasconderne quasi totalmente la femminilità e quando parlo di femminilità, questo per i duri e le dure di comprendonio, non intendo gonne mozzafiato e tacchi a spillo, un corpo oggetto o maschera, nossignori e signore, intendo un corpo che sente e vive emozioni; intendo grazia, dolcezza, mitezza, ma anche e soprattutto forza, comprensione, fierezza, onestà e coraggio.
Quello che risulta oltremodo chiaro, quando si sente parlare l’uomo di quote rosa o di tutele particolari per la donna, è il fatto ineludibile, che ancora oggi, tutto quanto si riesce ad ottenere, non dipende da un diritto acquisito ma da concessioni che ci vengono fatte e che spesso nella vita quotidiana siamo chiamate a pagare a caro prezzo. Comunque, ci attendono ancora tante sfide coraggiose, troppe sono le donne, che all’ombra di diritti che avrebbero dovuto metterle sullo stesso piano dell’uomo, quotidianamente sono costrette a vivere nel terrore di subire violenze, di perdere l’amore dei propri figli, sotto continuo ricatto solo perché vogliono essere libere, solo perché sono ancora troppi, anche nella nostra Italia, i maschi che sentono minato il potere patriarcale dalla voglia di emancipazione della donna.
Le tante donne in politica, al di là delle belle parole, delle promesse e di quant’altro, sino ad oggi hanno brillato per essere state, esattamente come l’uomo, esclusivamente degli strumenti atti a portare voti a questo o quel partito, poi, nei fatti, hanno sempre consigliato la strada della rassegnazione, da sempre più semplice di quella della liberazione. Io, noi di Italia Terra Celtica, vogliamo cambiare rotta, resettare col passato e con questo presente, non deve più esserci silenzio, donne sottomesse, dominate dalla posizione di appartenenza all’uomo, ma consapevolezza di riscatto. Reprimere, negare, “torturare” la donna, guardare al mondo femminile come a un mondo minore, significa bloccare lo sviluppo dell’umanità che non a caso, giorno dopo giorno, regredisce, affonda nelle guerre, nel terrorismo, nelle carestie e nelle epidemie. La donna è connessa ai principi lunari, agli elementi della Terra e dell’Acqua, rappresenta la tenebra sacra che partorisce la Luce, il nostro compito è quello di restituirle il valore che merita perché lo possa trasmettere ai propri figli.
Il Responsabile Organizzativo Federale
Irina Tancau