Italia, participio passato di una nazione che non c’è più
Mai come in questi ultimi anni si parla tanto di politica e di riforme senza dire nulla, senza proporre nulla che possa far dire alla gente: “finalmente si cambia!”
E’ tutto un fiorire di talk show televisivi dove di politica si parla solo urlando ed accapigliandosi, dove disoccupati, senza tetto e cassa integrati sfilano per manifestare il loro malcontento ospitati in trasmissioni che sulla disperazione della gente puntano esclusivamente per costruire audience.
Ci sono politici di destra, sinistra, centro e sedicenti federalisti che dicono tutto e il contrario di tutto, evidenziando come non mai, che quanto propongono non fa parte di un progetto e di un programma, ma piuttosto è il frutto di sondaggi, ovvero, ognuno dice agli italiani ciò che questi, secondo quanto risulta dai sondaggi a loro mani, vogliono sentirsi dire.
Abbiamo così gente che si professa di destra ma poi sostiene senza alcuna difficoltà questo governo di centro-sinistra? (il punto di domanda è d’obbligo) Abbiamo federalisti dichiarati che vanno a braccetto in Europa e in Italia con partiti ultra nazionalisti e centralisti sino al midollo. Poi, abbiamo Forza Italia, che al di là dell’altezza di alcuni suoi leader e dell’avvenenza di alcune sue parlamentari, sembra ormai diventato un partito di “nani e ballerine”, un insieme informe di giullari che fanno a gara per primeggiare in quel che resta della corte di Berlusconi.
Insomma, la politica, per lo meno quella che intendiamo noi, quella che dovrebbe essere progettualità, quella che dovrebbe andare a sanare i tanti torti che quotidianamente vengono dispensati a piene mani ai cittadini, quella che dovrebbe dare all’Italia un nuovo assetto costituzionale e istituzionale, quella non esiste, è stata sepolta da fiumi di parole, a ben sentire, tutte uguali e senza alcun significato pratico. Oddio, nel nostro disastrato Paese la politica non ha mai brillato per progettualità, non si è mai elevata sopra le parti, non ha mai dato l’impressione di essere fatta per la gente e in nome della gente, da sempre ogni partito ha cercato di portare acqua al proprio mulino, cercando qua e là, nei momenti del bisogno, alleati di ogni tipo, spesso e volentieri, anche su opposte barricate. Da noi le ideologie non sono mai esistite, sono sempre e solo servite come merce di scambio o, se preferite, come roba da offrire alla gente in cambio del voto perché, se è vero ed è vero, che gli italiani amano votare chi gli promette di più, chi gli regala l’illusione di una sistemazione non meritata, una raccomandazione o quant’altro, è anche vero che da noi la cialtroneria è talmente ridondante che la gente ha bisogno di nascondere il proprio voto sotto una coperta ideologica, strappata, sgualcita, rattoppata, ma pur utile all’uopo e valida come scusa per le disastrose scelte politiche compiute.
Ora abbiamo un Paese depauperato, espropriato dall’Unione Europea, completamente succube dei diktat statunitensi, non c’è più nulla di sicuro se non la bancarotta, abbiamo svenduto e in alcuni casi regalato aziende e banche statali, ci ritroviamo oggi una classe politica da mantenere per il solo motivo che esiste e si autorigenera grazie al voto dei cittadini, una classe politica impotente, che non ha mai fatto e non farà mai nulla per l’Italia per il semplice motivo che ormai, anche volendo, non ha più nessun potere se non quello di chinare la testa tutte le volte che gli viene chiesto da Bruxelles e da Washington.
Gli italiani vivacchiano sperando nel miracolo, in una vincita milionaria, ma al futuro, grazie al loro comportamento, è palese, non hanno più nulla da chiedere.
Non posso nemmeno dire che mi rendo conto che è difficile cambiare il voto, non riesco ad immedesimarmi in chi ha perso tutto o sta perdendo tutto senza fare niente, anche il meno intelligente degli animali se messo contro un muro trova la forza, il coraggio e l’orgoglio per ribellarsi, per vendere cara la pelle, gli italiani no! Perdono il lavoro, la casa, vengono rapinati, derubati, pagano tasse assurde, perdono diritti sacrosanti come quello alla pensione in età non prossima alla morte; gli vengono chiusi ospedali e tagliati diritti come quello alla salute e all’istruzione e loro, imperterriti, continuano, in quelle che sono le loro massime espressioni d’intelligenza, a proferire frasi del tipo: “Si stava meglio quando si stava peggio”, oppure: “In Italia stiamo ancora troppo bene ed è per quello che nessuno si ribella” e così, fra un’idiozia e l’altra, i poveri aumentano; le poche fabbriche rimaste delocalizzano all’estero; i nostri marchi migliori, un tempo orgoglio del made in Italy, passano in mani straniere; le tasse raggiungono picchi da record mondiale; la Borsa non dipende più dagli investitori ma dalle speculazioni dei fondi internazionali e l’Italia diventa sempre più participio passato di una nazione che non c’è più!
Il Segretario Federale
Paolo Bini