Siamo ciò che mangiamo
Sentire gli italiani che discutono di politica, che parlano di problematiche sociali, che talvolta non disdegnano i toni accesi nel confrontarsi sulle scelte del governo o su quelle degli amministratori locali, ulteriormente, avvalora in me la convinzione che abbiano la memoria estremamente corta e là dove i popoli non hanno memoria, l’Italia ne è un fulgido esempio, si possono compiere le peggiori nefandezze senza nessun ostacolo degno di nota.
In Italia ci si dimentica di tutto, o meglio, ci si dimentica soprattutto delle cose importanti, di quelle cose che dovrebbero rimanere scolpite nella memoria della gente.
Non mi sto riferendo a “massimi sistemi”, o a particolari avvenimenti storici da sempre frutto di strumentalizzazione politica, da sempre ricordati con più o meno enfasi e con dovizia di particolari, tutti esclusivamente tendenti a indirizzare il voto degli elettori da una parte piuttosto che dall’altra. Nossignori, quello di cui mi preme parlare e che noto a pochissimi interessa, è il disastro alimentare di cui tutti, chi più, chi meno, siamo vittime.
Quanti si ricordano del “vino al metanolo”, della “mucca pazza”, delle acque e delle bevande contaminate da diossina e atrazina? Forse solo chi ha avuto delle vittime in famiglia, chi ha dovuto sottoporsi a cure mediche intensive per non lasciarci la pelle e poi, chi altri?
Come ho detto, ho riscontrato personalmente negli italiani una memoria quasi assente al riguardo e non perché non esistano più casi di avvelenamento alimentare, anzi sono terribilmente in aumento, bensì perché non se ne parla, gli organi d’informazione tacciono e quindi il problema non esiste, è semplicemente una cosa privata che riguarda solo il malcapitato di turno. I consumatori mostrano un’indifferenza incomprensibile, il silenzio della gente al riguardo è talmente totale da risultare assordante ed è proprio questo che ha consentito alle industrie di dilatare a dismisura i profitti, inquinando sempre di più il cibo che finisce sulle nostre tavole con la complicità di una politica in molti casi assente, ma troppo spesso corrotta.
Gli italiani lottano ormai quotidianamente con l’insorgere di sempre nuove intolleranze alimentari e con malattie, spesso letali, provocate dall’assunzione di cibo “edulcorato”, ciò nonostante la gente fatica a capire il semplicissimo concetto tale per cui, noi tutti, nessuno escluso, “siamo ciò che mangiamo”.
Già, “siamo ciò che mangiamo” e cosa mangiamo? Nessuno se lo chiede? E’ possibile che gli italiani riescano sempre a spostare la loro attenzione dove vogliono i media e dove vuole la politica romanocentrica? Non si campa solo di “Sindaco di Roma”, di “canone Rai sì o no sulla bolletta della luce” e ancor meno si campa di promesse. Quello che è necessario per vivere bene è un ambiente salubre e del cibo sano ed anche queste cose, soprattutto queste, vanno chieste con forza alla politica. Oggi il nostro cibo quotidiano è pieno di orrori: additivi, farmaci, pesticidi, impurità di ogni tipo e “anomalie biologiche”. Molti esperti prezzolati, al soldo di partiti e multinazionali dell’agroalimentare addirittura sostengono che ciò sia inevitabile, che sia il progresso necessario a mantenere un alto tenore di vita, noi, invece, crediamo non sia così! Crediamo che tutto questo serva a creare ricchezza illusoria, crediamo che dare alla gente l’illusione di potersi permettere ciò che vuole sia uno sporco gioco al massacro, l’ennesimo della politica italiana, che una volta di più, a farci attenzione, dimostra quanto poco o nulla gli interessi delle condizioni di salute degli italiani.
Ora, come in tutte le cose derivanti dalla politica, è evidente, la questione è nelle mani del popolo elettore, a lui la scelta, da una parte c’è la politica romanocentrica corrotta, bugiarda e incapace, dall’altra c’è solo Italia Terra Celtica e di ciò sono il primo a dispiacermi, ma tantè, a voler cambiare le cose, a schierarsi contro la corruzione e il malaffare non si trovano alleati neanche a cercarli col “lanternino”, piuttosto, sono gli italiani che dovrebbero dimostrare quantomeno di tenere alla propria salute. Il nostro compito è quello di dargli un’alternativa, un progetto nuovo, è quello di avvisarli, poi, ognuno è libero di accorciare la propria vita come crede, se crede e se ci crede……….
Il Segretario Federale
Paolo Bini