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L’Italia del “jobs act”, la vogliamo cambiare?

by / mercoledì, 20 gennaio 2016 / Published in Economia e lavoro

Quando sento Renzi e tutti i suoi servi magnificare il “jobs act” e quando tocco con mano l’incredibile capacità degli italiani nel digerirsi qualsiasi schifezza impostagli dalla politica romanocentrica, è inutile negarlo, mi viene voglia di mollare tutto, di smetterla con la politica e con la “crociata” di Italia Terra Celtica che, sempre di più, sta assumendo le sembianze di una guerra contro i “mulini a vento”, mi sembra che tutti ce la stiano mettendo tutta per mancare la grande occasione, che ci offre l’assoluta assenza di politica, per migliorare la nostra vita, il mondo del lavoro e, più in generale, tutte le disposizioni relative al benessere.

Se, nonostante tutto, non mollo e sono ancora qui a battermi alla testa di Italia Terra Celtica è perché ho una famiglia, un figlio al quale mi rifiuto di lasciare un Paese come il nostro, completamente in mano al malaffare, alla mafia, a politici e imprenditori incapaci, venduti e corrotti.

Mi sarei aspettato, anche dai miei connazionali, una risposta simile, invece, gli italiani, oltre a dimostrare di fregarsene di ciò che avviene nel Paese, di quello che può capitare al “vicino di casa”, ogni giorno, 24 ore su 24, dimostrano di fregarsene anche di ciò che capita loro, non solo, dimostrano di fregarsene dei propri figli, dei propri cari e dei propri affetti. In una sola cosa primeggiano a livello mondiale, assolutamente incontrastati: nella lamentela. Nessuno al mondo sa piangere, lagnarsi e lamentarsi come sanno fare gli italiani, i quali, sempre, hanno dimostrato come all’azione preferiscono la lagna, alle responsabilità la delega e alla lotta il riposo.

Ora, mentre il “jobs act”, che rappresenta l’estremizzazione delle politiche neoliberiste, sta conducendo nelle mani di caporali, padroni, sfruttatori, mafiosi e trafficanti, migliaia di lavoratrici e lavoratori, non si vede la benché minima reazione del popolo, tutti rassegnati a subire e tacere, al massimo, come più alto livello di protesta, a mettersi in coda per apparire in qualche talk show televisivo dove la disperazione dei lavoratori diventa spettacolo per chi osserva comodamente seduto in poltrona da casa propria e da lì si indigna e commenta auspicando, magari, una rivoluzione alla quale, comunque, mai sarebbe disposto a partecipare.

“Jobs act” di fatto significa eliminazione di diritti per i lavoratori ed i padroni questo l’hanno ben capito. Il clima pesante nei luoghi di lavoro è divenuto una costante e i lavoratori stanno assumendo le sembianze di servi, nessuno deve fiatare, si deve solo più obbedire, anche quando il “capetto” di turno, in osservanza del declino sempre più evidente, impartisce disposizioni completamente sballate che poi, per magnificare il “lavoro agile” di stampo renziano, vengono e verranno sempre più fatte pagare ai lavoratori stessi.

Oggi abbiamo parlamentari, ministri, sedicenti esperti del mondo del lavoro e giornalisti che magnificano la riforma voluta dall’ex rottamatore fiorentino, anche se questa ha concesso ai padroni un potere crescente di dominio sui lavoratori, sempre più esposti a condizioni di imminente povertà, ricatto e sfruttamento. La  “rivoluzione copernicana”, come ama definirla Renzi, si è tradotta nell’apertura di una strada che porta al depauperamento, alla segregazione lavorativa e sociale di migliaia di lavoratori, donne e uomini sempre meno tutelati che ogni giorno sono costretti a scontare sulla propria pelle la crescente arroganza dei padroni, datori di lavoro alla costante ricerca di maggiori profitti, supini e vili nei confronti dei potenti, ma sempre più arroganti e “violenti” nei confronti dei loro dipendenti. Noi operiamo sul territorio e ascoltiamo le parole cariche di frustrazione e disperazione della gente, sempre più spesso costretta a lavorare sottopagata e “tutelata” da contratti di lavoro che tutelano solo gli imprenditori.

Presto si arriverà al punto in cui a lavorare saranno solo i più sfruttabili, accondiscendenti e silenziosi, il governo Renzi ha reso i forti ancora più forti e i deboli ancora più deboli.

Si può fermare tutto questo, si può riacquistare dignità e rispetto?

Certo, si può! Ma per farlo, bisogna che il popolo italiano prenda coscienza di ciò che gli sta accadendo intorno, la politica va cambiata, la partitocrazia e chi sino ad oggi l’ha rappresentata e difesa va condannato, il popolo, come vuole la democrazia, deve trovare la forza e il coraggio di tornare ad essere sovrano!

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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