Ormai la scelta è fra partitocrazia o Italia Terra Celtica
E’ vero, le masse non ci conoscono ancora, è anche vero che i più, al di là di lamentarsi, non fanno davvero nulla per capire e decifrare la politica italiana. Il disastro, però, è veramente di dimensioni enormi e poco conta se visionari, probabilmente avvezzi all’uso di dubbie sostanze, vedono la crisi finita e la ripresa già in corso, i fatti sono altri e prima di tutto evidenziano che gli addetti ai lavori, quelli che ci conoscono bene, sin troppo bene, lo sanno e non a caso, il Parlamento, così come i Palazzi regionali, da tempo sono tutto un trasloco di politici da una parte all’altra degli schieramenti, non è un caso che sia tutto un fiorire di nuove formazioni e nuove alleanze che sbocciano qua e là dalla frantumazione dei “vecchi” partiti. Disegnare nuovi assetti politici sta diventando strategicamente importante per la partitocrazia romanocentrica, è una prassi ormai in voga da più di vent’anni, serve a confondere gli elettori, serve a scatenare sempre nuove, inutili discussioni e dibattiti, serve a riempire le pagine dei giornali, serve ad inventarsi talk show televisivi e, soprattutto, serve a non cambiare nulla della fatiscente organizzazione della nostra, sempre più povera, Italia.
La trasformazione dei partiti da produttori di idee a gestori del potere è andata troppo avanti per poter essere reversibile. Le tante chiacchiere ed i pochi fatti prodotti da Renzi e dal suo governo sono l’esempio tangibile di ciò. Del resto la teoria insegna che un’organizzazione finisce sempre per essere plasmata su quel che effettivamente fa e non già sulla base delle idee e dei propositi proclamati. Tradotto, le promesse non mantenute sono bugie!
Solo l’emergere di una nuova classe politica, l’organizzazione di nuove strutture e l’individuazione di nuovi obbiettivi con metodi radicalmente diversi da quelli finora praticati dalla partitocrazia romanocentrica, consentirebbero il rinnovamento di cui il nostro Paese non può più fare a meno. Questo lo sanno benissimo, lo sa Renzi, lo sa Berlusconi e lo sanno tutti i politici di primo piano che però, quale unico non dichiarato obbiettivo hanno quello di tenere in vita il più possibile l’attuale regime partitocratico. Non è un caso che nei Palazzi dove viene deciso il presente e programmato il futuro degli italiani l’interrogativo che circola con sempre maggior insistenza è se questo sistema dei partiti sopravvivrà al disastro politico, economico e morale che esso stesso ha causato in mezzo secolo di malgoverno e malaffare.
Nel frattempo si usano tutti i metodi per impedire agli italiani di capire cosa realmente sta succedendo. L’informazione di regime è ormai riuscita a bloccare e soffocare ogni protesta. Occupa e controlla, in aperta violazione della legge, la grande stampa, la radio e la televisione, sia pubblica che privata. Il regime, sedicente democratico, ha potuto tranquillamente imbavagliare ogni voce di dissenso e opposizione perché da noi non esiste né centro, né destra, né sinistra, da noi c’è la partitocrazia romanocentrica e definizioni “antiche” come centro, destra e sinistra servono solo per raggirare il popolo elettore, poi, ciò che di fatto i partiti ed i loro padroni hanno compiuto è lo strangolamento del dissenso, tanto totalitario da non aver nulla da invidiare a quello di fascista e comunista memoria. Questo devono sforzarsi di capire gli italiani, devono imparare a leggere fra le righe dell’informazione, devono rendersi conto degli incredibili privilegi di cui godono i legislatori che costringono il popolo a convivere con un servizio sanitario pubblico da terzo mondo e che costringono la gente a lavori sottopagati ed a pensioni da fame. Devono leggere in ciò che offre loro l’informazione ufficiale l’infamia capitale del sistema partitocratico perché questa colpisce al cuore l’idea stessa di libertà e democrazia e perché nasconde, neppure troppo velatamente, la volontà di bloccare ogni speranza di cambiamento.
Questo gioco infame avrebbe potuto durare per sempre e, se possibile, avrebbe potuto anche peggiorare, però, è successa una cosa che nessuno aveva messo in conto, la nascita di Italia Terra Celtica e, soprattutto, il suo rifiuto di vendersi e diventare funzionale alla partitocrazia romanocentrica come sino ad oggi hanno fatto tutti i partiti e i movimenti politici che, presentatisi agli elettori come innovatori e come antipartitocratici, poi, hanno preferito fare i rivoluzionari solo a parole, senza nulla cambiare e senza nulla proporre di nuovo, se non urla e schiamazzi.
Il Segretario Federale
Paolo Bini