O si investe sulla Famiglia, o si chiude l’Italia
Da ciò che è dato vedere e sentire, le solite stagnanti promesse a cui non crederebbero più nemmeno i bambini che da tempo, ahimè, hanno sostituito le favole con telefonini e computer; da tutto quanto sin qui fatto dal governo Renzi, risulta evidente che il primo a non credere nella possibilità di ripresa del Paese sia proprio l’esecutivo che già più volte, per bocca del suo premier, ha pubblicamente detto di vedere la luce filtrare dal tunnel della crisi, a loro dire, ormai prossimo alla fine. Insomma, le solite parole buone per chi rifiuta la realtà, per chi vuole vivere nell’illusione che sarà la partitocrazia romanocentrica, la prima responsabile del disastro Italia, a regalare alla Nazione tempi migliori.
Noi non siamo mai stati pessimisti, non a caso siamo impegnati nella lotta di liberazione dal regime partitocratico, ma ormai da tempo abbiamo smesso di credere alle promesse dei politici romanocentrici, tutte sempre rivelatesi delle bugie, quindi, ai nostri parlamentari e senatori, di qualsiasi colorazione e appartenenza, ci sentiamo di dire: “Se si crede nella ripresa economica dell’Italia, si deve necessariamente tenere conto del Fattore Famiglia”! Cosa mai avvenuta, che continua a non avvenire, mentre, invece, il “Fattore Famiglia” deve diventare, pena l’inevitabile fine dell’Italia, il principale strumento di equità fiscale e di rilancio dell’economia.
E’ difficile capire il motivo per cui, chi dice di lavorare per il bene del Paese non riesce ad afferrare questo semplice e banale concetto, evidenziato dal nostro contesto economico che mette a rischio povertà un numero elevatissimo di famiglie, rendendo impossibile la ripresa perché zavorrata da un sistema fiscale di stampo medioevale.
Il “Fattore Famiglia” potrebbe e dovrebbe diventare uno strumento unico, estremamente efficace per far ripartire il volano dell’economia. Investire sulla famiglia si può, occorre un’inversione di rotta capace di trasformare l’attuale modo di concepire la famiglia con figli in una ricchezza da valorizzare. Rendere il sistema fiscale family friendly non significa aiuti a pioggia, elemosina pre-elettorale o quant’altro, semplicemente è una questione di giustizia ed equità che va oltre la contingenza economica, perché è sempre più chiaro che senza politiche fiscali adeguate le famiglie saranno sempre più in difficoltà, così come è altrettanto chiaro che nessuna riforma del fisco sarà equa se non sarà finalmente a misura di famiglia.
Nel nostro Paese la vertenza famiglia deve assumere rilevanza centrale, l’attuale sistema fiscale è iniquo, dannoso e, come evidenziato dai dati forniti dal Ministero delle Finanze, non produce un incremento delle entrate, anzi, è ormai dimostrato che la voracità del fisco produce evasione fiscale, quindi, un minor gettito nelle casse dell’erario.
A parole tutti riconoscono che l’attuale sistema fiscale è iniquo verso le famiglie, soprattutto verso quelle con figli, tutti riconoscono che occorrono interventi di sostegno alla natalità e alla responsabilità familiare; tutti riconoscono che la famiglia è una risorsa insostituibile di coesione sociale, di fiducia e sviluppo economico per il sistema Italia, poi, concretamente non si è mai fatto nulla, anzi, se si dovesse leggere una logica sottostante alla normativa, nel nostro Paese, si dovrebbe concludere, che in modo consapevole e feroce si è fatto di tutto perché l’Italia diventasse quella che è: un Paese che non vuole essere un Paese per bambini.
Le nostre culle sono vuote, non nascono più italiani, avere figli significa esporsi al rischio povertà, il nostro sistema fiscale non tiene minimamente conto della “capacità contributiva” e tende ad aumentare in maniera indiscriminata la tassazione indiretta, che sicuramente fa meno effetto e permette a gente come Renzi di presentarsi in televisione a dire di aver diminuito le tasse, ma poi scarica i costi per vivere su tutti, colpendo le famiglie, soprattutto quelle con figli. Qui non si tratta di chiedere protezione o promozione per le famiglie con più carichi familiari, semplicemente si tratta di rispettare la Costituzione, di reintegrare l’equità e di sanare questa devastante ingiustizia che ormai è arrivata a precludere a moltissimi italiani diritti essenziali come quelli alla salute e all’istruzione. Sono troppe le famiglie a non avere più i soldi da destinare alle cure e all’istruzione dei figli, da noi sono più importanti le lobby dei libri di testo e delle cliniche private che non il sacrosanto diritto, che i nostri figli hanno, di accedere al sapere e alla formazione senza dover porre le famiglie di fronte alla decisione, se mangiare e vestirsi o mandare i figli a scuola e dal dentista.
L’Italia che ci sta cucendo addosso la partitocrazia romanocentrica è un’Italia senza libertà di scelta; è un’Italia che vuole le generazioni future rincoglionite con in mano telefonini capaci di fare qualsiasi cosa sia superflua e inutile; è l’Italia dell’ecstasy e dello sballo; è l’Italia che noi non vogliamo, certi che sapere e capire sia necessario perché momenti come questo non possano mai più ritornare.
Il Segretario Federale
Paolo Bini