Diritti, doveri, vigliacchi e ruffiani
Il fatto ineludibile che fa di Italia Terra Celtica l’unico soggetto politico che non teme e non esita a mettere a nudo i mali della partitocrazia romanocentrica, che non fa dell’informazione uno spot elettorale, che non si propone agli italiani usando il solito metodo della promessa facile e delle dichiarazioni ad effetto, dovrebbe da solo far si che la gente, senza troppe difficoltà, possa individuare chi si batte per la democrazia, la libertà e il federalismo e chi, invece, si batte per mantenere l’attuale, fallimentare organizzazione dello Stato, che affonda le sue radici nella partitocrazia e che si traduce inevitabilmente in una tassazione senza eguali al mondo, in perdita di diritti, in disoccupazione e in mancanza di sicurezza.
L’esercizio non dovrebbe neanche essere difficile, basterebbe sgombrare la mente dalle tante promesse colossali ricevute, tutte tradotte in bugie dalle gambe cortissime, per rendersi conto come solo il progetto Italia Terra Celtica possa ridare all’Italia e, soprattutto, agli italiani la speranza di una prossima uscita da questa crisi devastante. Certo, noi siamo quelli che non la fanno facile; siamo quelli che quando il Pil aumenta di mezzo punto dopo 10 anni di recessione non si affrettano a gridare alla rinascita; non siamo neanche quelli disposti ad accordarsi per ottenere un “posto al sole” e nemmeno quelli disposti ad accettare qualsiasi diktat dall’Europa o dagli Stati Uniti d’America, quindi, Italia Terra Celtica, certo, significa democrazia e non partitocrazia; federalismo e non centralismo; taglio drastico dei costi della politica e della burocrazia e non continuo sperpero di denaro pubblico, ma significa anche un nuovo metodo, in Italia sconosciuto, significa meritocrazia, diritti e doveri e forse è per questo che, al di là di tanto lamentarsi, gli italiani preferiscono continuare così, nella certezza, che solo la partitocrazia romanocentrica può dargli, di un presente e un futuro, dove non conta essere capaci di fare e pensare, ma conta esclusivamente essere accondiscendenti con il potere e con in potenti. Tradotto: fare sempre gli interessi della politica romanocentrica e nel mondo del lavoro, fare sempre gli interessi delle aziende, anche e soprattutto, quando questi sono palesemente in contrasto con i diritti dei lavoratori e degli utenti. Italia Terra Celtica cerca italiani disposti a lottare, gli altri, tutti, dai partiti alle aziende di servizi, dalle fabbriche alle banche, cercano ruffiani e l’impossibile degenerazione che quotidianamente avanza in Italia fra strepiti, lamentele, “orecchie basse” e “code tra le gambe”, evidentemente, diventa possibile perché fra gli italiani abbondano i ruffiani.
Siamo la patria dei “doveri muti“, dove la scena spettante alla democrazia è ormai occupata in pianta stabile dalla partitocrazia o, se preferite, dalla silenziosa disgregazione della società e dal fragore dello scontro fra i diritti, parola abusata e violentata, bellissima, certo, di una semplicità evangelica, tanto che tutti ne promettono e tutti ne rivendicano, ma che, inevitabilmente, fermo restando questa organizzazione, questa burocrazia, questo ottuso e iniquo centralismo, tutti ne perdono e ne perderanno, ovviamente meno che la classe dirigente e tutte le clientele che gli ruotano attorno.
Siamo la patria delle leggi e dei divieti, dove tutti possono finire nel mirino cieco della giustizia, ovviamente per cose da nulla altrove sanzionate al massimo con delle multe ridicole, ma siamo anche la patria dove le gravi responsabilità dei gruppi dirigenti, siano essi pubblici o privati, ricadono sempre sul popolo e sui lavoratori. Ora sarò anche ripetitivo, l’ho già scritto e detto tante volte, vogliamo questa patria per i nostri figli? Benissimo, allora non c’è nulla da fare, è già qui, è l’Italia che viviamo e che sta affondando con il suo carico di oltre 60 milioni di “passeggeri”, diversamente, se abbiamo un po’ di amor proprio, se almeno per le generazioni future vogliamo fare quel qualcosa in più che non abbiamo fatto per noi, allora bisogna smetterla di tentennare, di avere paura, di non voler rischiare niente, perché i dati ufficiali e non, molto più eloquenti delle mie parole, ci parlano di un’Italia destinata al collasso economico con buona pace di chi teme di perdere tutto e che tutto perderà per la sua immensa vigliaccheria.
Il Segretario Federale
Paolo Bini