I.M.U. e servizi indivisibili, la partitocrazia è ovunque!
L’IMU sulla prima casa negli ultimi anni è stata il cavallo di battaglia di tutti i politici, chi prometteva di toglierla, chi di ridurla, chi paventava disastri economici per i comuni se questa fosse stata cancellata. A mettere tutti d’accordo, politici e popolazione, come al solito ci ha pensato Renzi “il magnifico”, non l’ha cancellata, non l’ha ridotta, semplicemente gli ha cambiato nome e così la nipotina dell’I.S.I, la primordiale tassa sugli immobili diventata I.C.I e poi I.M.U., ora si chiama TASI, se vogliamo, la famigerata IMU è stata cancellata, però, solo dal vocabolario. Certo la TASI non è solo la tassa sulla casa, ovviamente prima compresa, bensì riguarda anche i servizi comunali indivisibili, cioè quelli rivolti omogeneamente a tutta la collettività che indistintamente ne beneficia. Tra essi risultano compresi i servizi di polizia locale, protezione civile, viabilità, manutenzione del verde pubblico, tutela dell’ambiente, del territorio, degli immobili comunali, del patrimonio storico, artistico e culturale, la pubblica illuminazione, nonché i servizi socio-assistenziali, cimiteriali e quelli relativi alla cultura e allo sport.
Insomma, lo scontro o l’incontro politico, fate voi, era tutto incentrato sul come, quanto e dove tassare la prima casa ed ecco allora che la “volpe fiorentina” ha tirato fuori dal cilindro i “servizi indivisibili”, tutta roba che, quasi ovunque, per come funziona, dovrebbe far si che a pagare i cittadini siano gli enti locali e non viceversa. Non solo, quasi ovunque, tali servizi sono tanto scadenti che i comuni, insieme all’assegno per tutti i possessori di un’abitazione, non solo della prima, dovrebbero inviare anche tante sentite scuse per i disagi e gli inconvenienti che quotidianamente procurano alla cittadinanza.
Ora, deve essere chiaro, questo non vuole essere un attacco al modo in cui gli amministratori locali gestiscono la cosa pubblica. Noi per primi abbiamo sempre posto l’accento sul fatto che lo Stato drena tutte le tasse dei cittadini senza nulla lasciare a Comuni e Regioni, costretti ad aumentare le tasse esistenti o a inventarne di nuove, ma, noi per primi abbiamo anche sempre detto che i Sindaci e i Presidenti di Regione, da bravi rappresentanti e in alcuni casi da squallidi lacchè del potere partitocratico, preferiscono non inimicarsi i potenti e rappresentare di fatto la lunga mano dello Stato che non esita, nonostante la crisi devastante, ad infilarsi nelle tasche, sempre più vuote, degli italiani. Quindi, oggi, come in verità sempre, per essere un buon Sindaco o un bravo Presidente di Regione, bisogna non accontentarsi delle elemosina che il governo partitocratico elargisce in favore di Comuni e Regioni inventandosi nuove tasse, ma piuttosto rappresentare i cittadini ai quali si è chiesto il voto, facendolo, anche e soprattutto quando questo significa schierarsi contro il potere partitocratico.
Cosa significa uno Stato centralista calato in una realtà come quella italiana dove i poteri amministrativi periferici per sopravvivere hanno bisogno di aggiungere tasse alle tasse?
Ma poi, cosa significa questo Stato centralista quando, a dispetto del rastrellamento di denaro e di diritti dei cittadini messo in atto in quindici regioni, ad altre cinque consente un’autonomia politico-amministrativa pari a quella di cui godono i cantoni della Svizzera confederale?
Cosa significano Sindaci e Presidenti di Regione che, invece di ribellarsi alla politica partitocratica, non trovano di meglio da fare se non continuare a vessare i loro concittadini con sempre nuovi e più onerosi tributi?
Questo è il problema reale che la partitocrazia ci scarica addosso, non conta dove e per cosa si voti, quello che ovunque trova conferma è il fatto che nessun esponente politico, fatti salvi i sindaci di Italia Terra Celtica, ha il coraggio o la voglia di far valere le ragioni dei propri concittadini. Tutti gli altri pensano solo a come mettere a frutto per loro stessi la carica elettorale, cercando conoscenze e clientele che gli permettano di vivere attraverso la politica, ovvero sulle spalle del popolo pagatore.
Il Segretario Federale
Paolo Bini