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Chiacchiere, promesse, crisi e disoccupazione

by / mercoledì, 02 settembre 2015 / Published in Economia e lavoro

Raccontare bugie per imbrogliare gli “stupidi borghesi” era una vecchia abitudine stalinista, ora rispolverata e in Italia divenuta di uso quotidiano per merito del nostro fiero capo del governo, Matteo Renzi, che non a caso guida un esecutivo infarcito di catto-comunisti, post-comunisti, simpatizzanti di sinistra e, seppur ormai in via d’estinzione, anche di qualche comunista, che però, come fece Gianfranco Fini con la fiamma tricolore, ci tengono a far sapere che la “falce e il martello” sono stati consegnati alla storia.

Tutta roba e parole che contano poco, anzi niente, ciò che conta è che nel nostro Paese l’industria è prossima alla sparizione e con essa sparirà tutto l’indotto che gli ruota intorno. Il tutto si tradurrà in una disoccupazione senza precedenti e questo mentre l’imbonitore fiorentino, mentendo meglio di Pinocchio, riesce anche a dire che la crisi italiana è prossima alla fine.

In questi anni non si è fatto nulla per restituire lavoro e dignità agli italiani, non si sono abbassate le tasse, non si sono incentivati gli imprenditori, non sono state create infrastrutture, non è stato investito niente nella ricerca e non si è fatto assolutamente nulla per dare all’Italia l’indipendenza energetica dai Paesi esteri.

Si è parlato, chiacchierato, promesso e si è stati a guardare mentre prestigiosi marchi italiani venivano acquisiti dalle grandi multinazionali americane e svizzere; mentre le poche aziende rimaste italiane delocalizzavano all’estero; mentre addirittura i colossi della telefonia, Telecom compresa, affidavano i contatti dei loro clienti a call-center siti in Albania, Romania, Slovenia e Croazia.

Insomma, mentre le nostre fabbriche, le nostre aziende, i nostri negozi, chiudono, lasciano lavoratori in mezzo ad una strada, intere famiglie nella disperazione, i nostri politici continuano tranquillamente a fare ciò che gli riesce meglio: raccontare bugie!

Sulle bugie, però, non si costruisce nulla di buono, anzi, le bugie hanno gambe decisamente corte e così fra proclami, inviti all’ottimismo e dati edulcorati, oggi viviamo il più disastroso dramma sociale dal dopoguerra e poco conta se i vari governi succedutisi negli ultimi vent’anni hanno attribuito la crisi che attanaglia il Paese a fattori estranei alla volontà della classe dirigente italiana perché i fatti ci dicono altro, ovvero, se la nostra classe dirigente, espressione della peggiore partitocrazia romanocentrica, fosse meno ingorda e più onesta, probabilmente l’Italia, tradizionalmente patria di grandi eccellenze e del patrimonio artistico e culturale più importante al mondo, questa crisi l’avrebbe sentita sicuramente meno di ogni altro Paese e non solo dell’area euro.

Così non è stato e così non è, se vogliamo mettiamoci anche il “purtroppo”, ma le cose, se gli italiani non rivedono velocemente il loro approccio alla politica non cambieranno da sole o per miracolo. I vari Renzi, Berlusconi, Salvini e qualunque altro esponente della partitocrazia romanocentrica non farà mai ciò di cui l’Italia ha davvero bisogno, non taglierà mai i costi della politica e della burocrazia, non metterà mai fine allo scandalo delle super pensioni, non abbasserà mai le tasse sul lavoro, non introdurrà mai il federalismo, semplicemente continueranno a dispensare chiacchiere e promesse che a loro volta continueranno a tradursi in crisi e disoccupazione.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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