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Presto il libero pensiero sarà reato

by / mercoledì, 08 luglio 2015 / Published in Giustizia e società

Non so se i più lo stanno avvertendo, ma l’Italia ha già inforcato una pericolosa deriva totalitaristica. Non ci sono i fascisti, né tantomeno i nazisti a far paura, nossignori, non esiste spauracchio di sorta in quella direzione, anche se titolati uomini di sinistra continuano a volerlo far credere agitando lo spettro di una destra pericolosa ed eversiva che di fatto non esiste più e forse non esisteva già più all’epoca del buon Almirante. No, il pericolo sta a sinistra, i bravi compagni nazionali si sono cambiati nome una miriade di volte, hanno nel tempo sostituito la falce e il martello, vuoi con la quercia, con l’ulivo, con fiori di svariata natura ed in ultimo con una “P” e una “D” che vuole, secondo loro, significare “partito democratico”, ma che potrebbe avere molteplici significati, alcuni, se si pensa alla loggia massonica “P DUE”, anche evocativi di fatti drammatici, o giustificativi di strani comportamenti di alcuni uomini di sinistra, più volte sorpresi ad avere relazioni o almeno frequentazioni del “mondo trans”. Insomma, non basta chiamarsi “Partito Democratico” se poi nei comportamenti non si ha nulla di democratico; non basta cambiarsi nome per divenire automaticamente portatori di valori, quali appunto la democrazia, che nel vedere i comportamenti dei loro massimi esponenti, Renzi su tutti, pare evidente non si conoscano. Ricordo amaramente la Germania del “muro” dove ad est vi era la Repubblica Democratica Tedesca e ad ovest la Repubblica Federale Tedesca, ebbene, la prima era, nonostante il nome, una fra le più brutte e atroci dittature comuniste allora presenti al mondo, la seconda, invece, era ed è la Germania Federalista e democratica che tutti conosciamo ed alla quale, se si è in buona fede, sorvolando in questa valutazione lo sconveniente appiattimento politico della Merkel ai diktat statunitensi, non si può fare a meno di riconoscere il ruolo di “locomotiva d’Europa”.

Nossignori, non basta cambiarsi il nome, d’altronde questa era ed è una pratica in uso ai malavitosi, da sempre utilizzata per rendersi presentabili,  spesso abbinando al cambio d’anagrafe anche qualche ritocco estetico a cura di qualche chirurgo plastico compiacente, però, le cronache dovrebbero averci insegnato che i delinquenti, dopo cambi di nome e ritocchi vari, rimanevano e rimangono delinquenti, esattamente come i nostri “compagni progressisti”, che nonostante abbiano cambiato nome ed immagine erano comunisti prima ed ancor più lo sono oggi che hanno trovato nei magistrati un valido aiuto militante. Aiuto visibile oltre ogni modo quando Berlusconi per effetto della legge Severino viene costretto alla dimissioni dal Senato e interdetto dai pubblici uffici per due anni e quando, invece, a De Magistris (Sindaco di Napoli di “Italia dei Valori”) e De Luca (Presidente della Regione Campania del Partito Democratico), per effetto della stessa legge, viene consentito di rimanere tranquillamente al loro posto. Certo, nessuno dei due è Berlusconi, ma le leggi non dovrebbero essere “ad personam”. Aiuto assolutamente deplorevole per un Paese che vuole presentarsi agli occhi del mondo come  democratico e civile, aiuto teso a fare e disfare a piacimento qualsiasi risultato elettorale non sia gradito ai “democratici in camicia rossa!”

E’ questo ciò che stiamo vivendo. In Italia, o si vota  a sinistra, o non vale, chiunque vinca, se lontano dagli interessi e dalle ideologie dei  padroni delle coop, viene immancabilmente ed immediatamente impallinato dalla magistratura che, cieca su tutto ciò che avviene ad opera della variegata “finanza rossa” e cronicamente incapace di condannare banditi di ogni genere lasciati liberi di scorrazzare per il Paese, sempre più liberi di delinquere nonostante più volte tradotti nelle patrie galere da Polizia e Carabinieri, dimostra, invece, un’attenzione morbosa e sospetta verso tutti coloro che della libertà hanno fatto la loro bandiera.

Insomma, quello che è dato vedere, è la gestazione di una nuova repubblica dove, indipendentemente dal volere del popolo, a comandare saranno i magistrati, saranno loro a dire chi è colpevole e di cosa; saranno loro, che a loro piacimento, sceglieranno il cattivo, indipendentemente dal fatto che il cattivo sia veramente cattivo e ancora, saranno loro a decidere se e quando informare i media e a decidere così sul cosa sia o non sia giusto far sapere agli italiani. Chissà, forse sulla falsa riga di “Paperopoli”, l’Italia verrà conosciuta nel mondo come “Magistropoli”, ovvero, come il Paese dove l’unico vero reato sanzionabile con l’ergastolo sarà il voler vivere liberi di pensarla liberamente.

Il Segretario Federale

Paolo Bini

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