Salute e prevenzione stradale in Italia: morti, feriti, multe e chiacchiere
Seimila, quando non di più, sono i morti che ogni anno ci tocca piangere.
E’ il frutto avvelenato di una guerra, è la risultanza di una qualche epidemia nascosta, o è forse il bilancio di qualche catastrofe naturale?
Niente di tutto questo, molto più semplicemente, fra l’indifferenza di tutti, della politica e dei cittadini, è il massacro che si compie sulle strade italiane e che, oltre all’altissimo numero di morti, ogni anno è anche causa di oltre 300 mila feriti.
La sicurezza stradale è un problema sempre più drammatico, intere famiglie vengono spazzate via, molte devono convivere con lutti e con famigliari resi invalidi non più in grado di lavorare eppure, come in molti altri campi, anche in questo caso la politica, l’organizzazione in materia, che dovrebbe essere dettata dalle istituzioni, è completamente assente.
Quello che interessa veramente è il denaro degli italiani e da questa logica perversa e controversa non si vuole uscire nemmeno di fronte ad una strage che, più che far pensare ad una questione di sicurezza stradale, fa pensare ad un bollettino di guerra.
Questo assurdo tributo di vite umane viene infatti vissuto come una sorta di calamità naturale, come un doloroso ma inevitabile prezzo da pagare per garantirsi la libertà di spostarsi e sostenere lo sviluppo economico del Paese. Poi, ogni volta che l’argomento è affrontato dal legislatore, ecco che la sicurezza stradale si trasforma in occasione per poter infilare le mani nelle tasche degli italiani. Velox e “semafori intelligenti”, sempre più sofisticati e borderline rispetto ai diritti dei cittadini, vengono individuati come gli strumenti di prevenzione necessari, non come di fatto accade, per far cassa, ma come vorrebbero far credere, per prevenire il massacro stradale.
Di fatto gli incidenti stradali servono solo più per far titoli di giornali e telegiornali, per dare in pasto alla gente storie strappalacrime, mai a lieto fine, dove il pirata della strada di turno non riceve mai la pena adeguata al danno causato. Nessun insegnamento viene tratto dalla classe politica e dagli amministratori locali, tutti sempre pronti a giustificare l’uso dei velox, anche quando impiegati in veri e propri agguati ad opera delle forze dell’ordine, ma mai disposti a mettere in atto una politica che sappia distinguere la gravità fra un omicidio, seppur stradale, e il superamento di limiti di velocità ridicoli, che posti su alcune strade e autostrade, fanno capire a chiunque come l’unica cosa veramente importante per le nostre istituzioni, non sia la salute del cittadino, bensì il fatto che questi venga multato e paghi la contravvenzione.
Poi, certo, ti fermano e ti multano perché non hai le cinture di sicurezza allacciate, perché ti manca il giubbottino catarifrangente, perché hai il triangolo non omologato secondo l’ultima normativa U.E. o perché ti sei dimenticato di sostituire i pneumatici invernali con quelli estivi e lo fanno dicendo che non ne possono fare a meno, che questa è la legge e che in ogni caso lo fanno per il tuo bene, dimenticandosi che il mio bene, il nostro bene, lo farebbero prima di tutto evitandoci una multa salata che certamente non ha nulla a che fare con la nostra salute, anzi, può solo peggiorarla.
Il fatto inequivocabile è che la prevenzione non la si fa con le multe, o meglio, non la si fa solo con quelle, soprattutto quando la prevenzione diventa una scusa, come in Italia, per far pagare un pedaggio salatissimo a chi per piacere o per lavoro si muove in auto, camion o moto. Va bene insegnare l’educazione stradale, ma le multe, non siamo solo noi a dirlo, i dati sono molto più eloquenti delle nostre parole, non servono a prevenire alcunché.
Che prevenzione è, fotografare chi supera il limite di velocità o chi passa col rosso per poi recapitargli la contravvenzione dopo qualche mese?
Se chi ha compiuto l’infrazione non viene fermato ed a questi non viene immediatamente contestata, dove sta la prevenzione???
Ma poi, è della nostra salute che lo Stato e le istituzioni locali si preoccupano?
Bene, allora c’è una lunga lista di cose che dovrebbero fare. Se vogliamo limitarci alla sicurezza stradale, direi che le strade italiane fanno semplicemente schifo e a poco valgono cinture di sicurezza allacciate e ultimo ritrovato di triangolo omologato U.E., quando si è costretti a viaggiare in mezzo a buche pericolose e su asfalti che il catrame l’hanno visto solo in cartolina. A poco vale rispettare tutto, quando sono le istituzioni che non rispettano il cittadino, i semafori, “intelligenti” o non, sono spesso non funzionanti; la segnaletica stradale lascia a desiderare quasi ovunque e più che fornire indicazioni, sembra essere stata ideata per far nascere dubbi e disorientare l’automobilista.
Non solo, quando avviene l’immancabile incidente che provoca vittime, quando si accerta che chi l’ha provocato era ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti; quando si scopre che il responsabile era addirittura senza patente perché già ritiratagli, magari per lo stesso motivo, allora ci si accorge quanto la prevenzione attuata in Italia non serva davvero a niente se non a generare rabbia nei parenti e negli amici delle vittime.
Poi, vogliamo veramente parlare di prevenzione e di salute?
Bene, allora i nostri governanti risolvano il problema delle attese negli ospedali pubblici, che arrivano ad essere superiori a 12 mesi per una T.A.C. o per una risonanza magnetica e che sono inaccettabili anche solo per un’ecografia o una visita specialistica. Facciano questo e poi, possiamo anche parlare di sicurezza sulle strade, magari passando dall’assunzione di nuovi poliziotti o dal reclutamento di nuovi carabinieri, credo che una divisa in bella vista, a livello di prevenzione, faccia più di cento velox, certo porterebbe nelle casse pubbliche molto meno denaro, ma stiamo parlando si salute e prevenzione non di come spennare ulteriormente gli italiani. O mi sbaglio?!
Il Segretario Federale
Paolo Bini